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Paradfürdo, 25 Giugno. Dopo il bellissimo Gran Premio di Spoleto, il non meno interessante GP di Ungheria di Paradfürdo, quarta prova del Mondiale EnduroGP 2017. Ad infiammare il torrido campo di battaglia ungherese ai piedi del Monte Kekes sono… il caldo e il confronto nella classe EnduroGP. Proprio nella Classe Regina, infatti, è andato in scena l’exploit lungamente atteso, che rilancia il Campionato sotto una nuova (o “vecchia?) prospettiva.
Meglio di Matthew Phillips, infatti, che non riesce a ritrovare lo smalto dei tempi migliori e della sua superlativa stagione 2016, hanno fatto ancora una volta sia Steve Holcombe (Beta) che Loic Larreu (Yamaha), in quella rappresentazione del potenziale delle nuove generazioni che avanzano che è stata sino a questo momento il principale leit motiv dell’anno.
Ma a dare una sferzata di “classico” al Mondiale è stato, questa volta, l’ultimo “scampato” della “vecchia guardia”, uno degli ultimi Eroi del nuovo Millennio: Christophe Nambotin (in apertura). Il tre volte Campione del Mondo, dopo la sfortunata domenica del GP di apertura in Finlandia, aveva già lanciato un messaggio, forse non chiarissimo o non bene ascoltato, nei Gran Premi di Spagna e Italia. Era l’annuncio con il quale il fuoriclasse francese reclamava un posto d’onore per il proprio prestigio, troppo presto offuscato da risultati che non riuscivano più a convincere come una volta.
Sebbene “Nambot” sia sempre stato pilota piuttosto esigente e incontentabile, spesso portando al limite della sopportazione i tecnici che lo hanno seguito in anni di campagne vittoriose, a garantire la fiducia al suo pupillo di un tempo era stato, anche quest’anno e in parte contro il giudizio dei soliti “esperti”, proprio Fabio Farioli, che all’innesto in Squadra di un manipolo di agguerriti giovani aveva affiancato la scelta di confermare anche Nambotin.
Con il senno di poi, i due successi consecutivi di Christophe Nambotin in Ungheria, 5 vittorie di Speciali e 22 secondi di distacco a Steve Holcombe sabato, e 5 domenica, per un pugno scarso di secondi al giovane compagno di Squadra Nathan Watson, finalmente ritrovato, sono chiaramente la conferma del “fiuto” del manager, ma nelle parole dello stesso Nambotin sul podio sembrano essere ancor di più una risposta consapevole alla fiducia del “Maestro” e del Team.
Del resto era ora che la squadra più titolata della Storia facesse pace con la sua tradizione, e che sollevasse l’”establishment” dal sospetto che non fosse più al passo con i tempi. Non tanto per i risultati, ma per la scarsa “presa” che sembrava avere sui suoi “ragazzi”, Farioli non sembrava più l’uomo felice dei bei tempi, ma il frustrato “cowboy” incapace di far andare la propria “mandria” dove voleva lui. Finalmente la locomotiva di KTM rientra sui binari della sua storia, e il quarto Gran Premio si risolve con un successo globale importante.
Da una parte la doppietta di Nambotin nella classe Regina, ma dall’altra anche il successo di Josep Garcia nella E2 di sabato, e la vittoria di Laia Sanz nella EW di domenica. Sono successi di grande rilievo, perché consentono di aprire una nuova finestra sul Campionato. La vista più semplice è quella della Regina di Ungheria che, grazie al pari e patta con la Franke, prende ora un sopravvento più deciso nel Mondiale femminile. Ma le situazioni più interessanti sono ora in testa ai Mondiale della E2 e della stessa EnduroGP.
Il GP di Ungheria ha confermato il momento non felice del Campione del Mondo in carica, Eero Remes, ma ancor di più l’esplosione di Josep Garcia pur nella riproposizione di uno dei suoi favoriti della prima ora, Jamie McCanney. Il Pilota TM deve probabilmente ritrovare un po’ di ritmo dopo la batosta italiana, motivi di salute, mentre McCanney sembra averlo ritrovato in pieno al di là dell’eccezionale “regolarità” della sua stagione. Per entrambi, in ogni caso, vale lo stesso discorso: l’ascesa di Garcia sembra inarrestabile, e dunque sia per Remes che per McCanney la cosa migliore sarebbe stata svegliarsi prima, oppure non addormentarsi. Questo è ciò che dice il Mondiale dopo quattro tappe, anche se il vantaggio del giovane pilota KTM sugli inseguitori ammonta, al momento, a non più di una dozzina di punti.
Ma il Mondiale dopo l’Ungheria dice anche, e soprattutto, che la classe regina sembra ormai aver trovato la sua “muta” in fuga della quale non fa parte il Campione del mondo, Matthew Phillips. L’australiano “ci da il gas”, certo, ma appare un pelo appesantito, e forse questo è un “momentum” che non si può concedere a nessuno che voglia partecipare alla corsa al Titolo di una classe così combattuta. Fermo restando che Holcombe e Larrieu sono gli unici piloti andati a punti in tutte le prove del Mondiale sin qui disputate, il valore aggiunto per entrambi è il ritmo elevatissimo raggiunto negli ultimi GP disputati, tre per Holcombe e due per Larrieu. Il Gran Premio di Ungheria, invece, ha messo Christophe Nambotin sulla corsia di sorpasso. Messa la freccia sulla Sherco di Phillips e nel mirino Larrieu, giova ora ricordare che il francese è l’unico del trio di testa a pagare uno “zero”, senza il quale anche Larrieu sarebbe ora ad inseguire e Holcombe meno tranquillo in testa al campionato. Se e ma che non portano a niente, ma che concedono un po’ di spazio ad una diversa considerazione dei valori in campo, almeno nel quotidiano.
Tra gli italiani in sofferenza in Ungheria si salvano Soreca, che resta comunque al comando della EJ pur nello strabiliante week end del britannico Freeman, e Andrea Verona, leader ormai consolidato della Youth Cup e imbattibile dal Gran Premio di Spagna. La peggio a Alex Salvini, ritirato sabato per un buffo incidente, e quinto domenica.
Una settimana di tempo, adesso, e il Mondiale di Enduro (EnduroGP, va bene), si sposta in Grecia, a Grevena, per il Gran Premio che sostituisce il GP di Slovakia, inizialmente previsto a Puchow e recentemente cancellato.
Foto: Future7media,