I campioni 2013 dell'Enduro. Puntata 4 di 4: Laia Sanz

I campioni 2013 dell'Enduro. Puntata 4 di 4: Laia Sanz
134 punti in 4 Gran Premi. 5 vittorie su 8 giornate di gara. Jane Daniels al secondo posto, con 128 unti, e Jessica Gardiner al terzo, con 107. L’intervista | P. Batini
23 settembre 2013


La 27enne pilota catalana arriva all'enduro dopo 10 anni di trionfi nel trial. Dal 2010 ha deciso di dedicarsi anche all'enduro e fin dall'anno del debutto raccogloie successi importanti, piazzandosi al terzo posto nel mondiale feminile. Il 2011 scrive il suo nome negli annali della Dakar: 1ª tra le donne e 39ª nella generale assoluta, oltre che “ovviamente”campionessa del mondo di Trial ( per la 12ª volta!). Nel 2012 a solo due anni dal debutto conquista il suo primo mondiale femminile di Enduro. Quest'anno, come sempre divisa tra enduro e trial è riuscita di nuovo nell'impresa di aggiudicarsi il tredicesimo mondiale di Trial e il secondo nell'enduro dove, con 134 punti in 4 Gran Premi e 5 vittorie su 8 giornate di gara, ha avuto la meglio con soli 6 punti sulla seconda classificata, Jessica Gardiner.


L'intervista


Laia, non è una novità e dovresti ormai essere abituata. Hai vinto il tredicesimo Titolo Mondiale nel Trial e il secondo nell’Enduro. Negli ultimi anni hai centrato la doppietta a poche ore di distanza, mettendoti alla prova anche nelle… trasferte tra un campo di gara e l’altro. Una grande impresa…

«Sì, ma non è stato facile, anche perché l’ultima gara del Mondiale è stata molto strana. Sono andata forte sabato nell’enduro test, ma poi il Cross è diventato difficilissimo, non sono riuscita a passare e ho perso la gara. Domenica ce la siamo giocata soltanto in due giri e con una Prova speciale soltanto. Ho perso anche domenica per un errore, ma alla fine le mie avversarie hanno fatto peggio, e i due secondi posti si sono rivelati eccellenti e ho centrato l’obiettivo, ho vinto di nuovo il Mondiale».

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Come si fa a passare dal trial all’Enduro con la tua scioltezza e disinvoltura? È davvero così facile?
«No, non è così facile. Lo sento soprattutto quando le gare di Enduro sono come quella francese, con la pioggia e il terreno molto pesante. È importante, naturalmente, la posizione del corpo, e certe impostazioni non mi vengono ancora così automaticamente. Devo insomma lavorarci molto e con molta attenzione. Di bello c’è che il Trial ti da tanta tecnica che viene buona nei passaggi difficili, e questo è un vantaggio innegabile».


Dove dunque devi essere più “specifica”, nell’Enduro?
«Nelle curve veloci, per esempio, che non esistono nel Trial e che sono una base importantissima nell’Enduro».


Fisicamente costa molto?
«Fisicamente non è un problema. Sto bene, mi sento bene. Inoltre mi preparo tutto l’anno per la Dakar, che è, quella sì, una divoratrice di energie fisiche (e mentali), e quindi quella preparazione mi viene utilissima per le gare di Trial e di Enduro. Sono in forma e non mi sento mai stanca, questo è molto importante».


Sai già quale assetto avrai alla Dakar?
«No, ci sono ancora delle cose da mettere a posto, ma spero proprio che quest’anno avrò una bellissima moto e un bel Team, che è una cosa altrettanto importante».


E non possiamo sapere ancora quali sono i dettagli di questo assetto?
«No, mi dispiace, preferirei parlarne solo quando tutto sarà a posto. È più giusto così, per tutti».


In effetti lo è. Naturalmente eravamo soltanto curiosi, ma sappiamo aspettare. 

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