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Porvenir, Isla Grande de la Tierra del Fuego. Carlo De Gavardo è stato uno dei più grandi Piloti di Rally-Raid. Non solo Campione del Mondo, non solo idolo del suo Paese, il Cile: ma una delle figure che più hanno caratterizzato questo mondo speciale di uomini speciali.
Carlo non c’è più, ma suo padre Giorgio continua a lavorare con il figlio portando avanti le sue idee, i suoi desideri. Come faceva allora, erano le prime volte, quando era mentore e assistente “veloce”, manager, allenatore e tattico di Carlo, e lo seguiva per tutta l’Africa, tappa dopo tappa della Dakar senza mai mancare, in…taxi.
Carlo era Pilota straordinario, persona eccezionale. Era espansivo e felice tra la gente, ma gli piaceva anche vivere il suo Paese in solitudine, scoprirlo e percorrerlo in una sorta di missione, di viaggio personale d’amore. Per questo sovente si allenava da solo. Avvertiva gli avamposti dei Carabineros, suoi amici e “sponsor”, attraversava il deserto alla velocità della luce, si faceva registrare quando usciva dalle zone “nascoste” della sua Terra. Solo allora l’”allerta” poteva rientrare. Altre volte si allenava per giorni interi sulla sua montagna, a Huelquen. Altre ancora, ogni volta che se ne presentava l’occasione, andava a scoprire, a visitare alla sua maniera, sempre in moto, un nuovo punto di vista del Cile, della sua amatissima Terra. Una di queste era sceso fino alle latitudini più basse del Cile, aveva raggiunto la Terra del Fuoco, fatto base a Porvenir e aveva attraversato l’Isla Grande da Nord fino a Sud. Si era immediatamente innamorato del posto e circondato di amici, come sempre. Uno di questi era Carlos Soto Miranda, detto “Fueguino”. Carlo disse a Carlos che sarebbe stato bello organizzare un Rally in questa Terra, Carlos iniziò a pensarci subito. Ma è con Giorgio De Gavardo, nel frattempo Carlo ha portato il suo amore purissimo nei Rally dei Deserti dell’Eternità, che iniziò a progettarlo, anni dopo. Oggi l’evento esiste ed è arrivato alla sua seconda Edizione “Zero”. Zero perché Carlo, e poi Giorgio, hanno sempre pensato che dovesse essere, “sì o sì”, un Evento assolutamente speciale, non il solito Rally. Perché su questa Terra vale la pena correre, ma anche e soprattutto rallentare, fermarsi ed ammirare, capire, assaporare. La Isla Grande cilena è un angolo di Patagonia incredibilmente affascinante, incontaminato. Un angolo che è… la fine del Mondo. C’è una ragione geografica, d’accordo, qui si arriva alla mèta, ma da qui si può anche partire per escursioni e per un viaggio straordinario. Lo vedremo più avanti. Per questo il Rally Glaciares de Tierra del Fuego si chiama così, nome ancora tropo lungo perché non si può lasciare da parte nessuno dei suoi indizi, e per questo è work in progress alla ricerca di un’identità precisa, unica. Speciale. Con questo obiettivo in mente è sceso all’estremo Sud anche Giovanni “Gìo” (con l’accento sulla “i” come si usa in Sud America) Sala, e per questo siamo andati anche noi in “missione speciale”. Una sorta di eccellente, unica occasione di avanscoperta.
Tre giorni di Rally e di viaggio, lungo la Ruta del Oro Fueguino e attraverso le meraviglie della Isla Grande cilena, da Porvenir fino alla sorprendente, affascinante Caleta Maria, estremo Sud praticamente sconosciuto della Isla maravilhosa. Altrettante tappe di scoperta, per circa 700 chilometri di corsa in un’atmosfera assolutamente amichevole e familiare. Un po’ naif sotto il profilo strettamente tecnico della competizione, ma anche per questo speciale, istruttiva. Da Porvenir al lago Blanco via Cameron e Russfin, poi il grande Anello dei Laghi, dal Blanco al Deseado fino alla mèta celebrativa del progetto e della Corsa, la visita esclusiva, privilegiata al Ghiacciaio Luis de Saboya, in fondo al fiordo Parry nell’estremo Sud continentale. Il ritorno sulla stessa direttrice dell’andata. Le speciali sono corte e poco (o “punto”) navigate, per lo più un eccellente pretesto per sondare il terreno in vista di uno sviluppo più concreto del Rally, mai “cattive”. È un po’ come se ciascuno corresse per sé stesso, senza troppa “fame” di vittoria. È la grande passione che emerge, e lievita dallo stato puro verso qualcosa che ancora deve essere definito, che per il momento si traduce nel puro piacere di correre in un territorio fantastico, relegando su un secondo piano l’elemento puramente agonistico. Ognuno, in ogni caso, dà il meglio di sé. Questa è una Terra di appassionati dove esistono già altre manifestazioni, alcune incredibili e, sia pure in un ambito di tradizione tipicamente patagonica, già famose. Una di queste è il Gran Premio de la Hermandad, il Rally (per il momento riservato alle Auto) che attraversa la Isla Grande da Porvenir a Rio Grande (e ritorno), abbatte per un giorno il confine cileno-argentino, e si disputa ininterrottamente dal 1974, compresi, quindi, gli anni della tensione tra i due Paesi e del Conflitto del Beagle. Miracoli della Tierra del Fuoco e della Passione Sportiva.
Premesse interessanti. Il Rally Glaciares (de Tierra del Fuego), è promosso da Sernatur, il Servicio Nacional de Turismo, che crede nel messaggio sportivo abbinato a una Terra straordinaria e sospinge l’organizzazione. Il Rally conta già un vincitore, José Hidalgo, che è al via anche della seconda edizione. Ma il richiamo della Terra del Fuoco è arrivato fino alla Capitale, e da Santiago arriva il pretendente numero 1, Sebastian Caces, Pilota di talento e organizzazione, con Moto ufficiale, Husqvarna, e sponsor. Formalmente la sfida è raccolta e rilanciata sul piatto dei quad, con la partecipazione di un mito locale, quel Victor “Patagon” Gallegos che ha già fatto sgolare Eric Duran Duran durante le radiocronache della più famosa, dakarianamente parlando, delle emittenti sudamericane.
Il Rally, costruito da Carlos Miranda Soto e da un manipolo di volontari del Club 18 de Septiembre, prende il via con un’”Accademy” di Giovanni Sala, venuto a tenere a battesimo la seconda edizione e a dispensare una piccola parte del suo oceanico sapere, e con un colpo di scena. Sebastian Caces cade durante la prima Speciale, si lussa una gamba ed è out. Strana sensazione, per un momento si direbbe che la corsa si fermerà e che tutti andranno a salutare il compagno sfortunato, ma poi il Rally va avanti, nella migliore tradizione di Sport e Spettacolo. Il Rally diventa subito un affare “privato” tra José Hidalgo e Eric Negron, ma a fare sensazione è il “carattere” della sfida dei quad tra il “Patagon” e Ivan Cuevas, uno show di due autentici funamboli.
Alla fine vince ancora Hidalgo, simpatico “dilettante” di Punta Arenas che nella vita si occupa di movimento terra, velocissimo e imprendibile, davanti a Negron. Cuevas, invece, batte Gallegos e porta un diabolico quattro ruote al terzo posto assoluto. È davvero incredibile. Il quad, qui alla Terra del Fuoco, è una “filosofia” abbracciata da una “setta” di Piloti velocissimi e spettacolari. Dovreste vedere cosa possono fare Oscar Basualdo o la signorina e psicologa Millissen Williamson, entrambi con un Can Am 4x4! Soto e Cordova, invece, si impongono nella classifica “Parejas”, ovvero in coppia per una stessa mèta. Anche questa è un’idea.
Accade anche un fatto “strano”. La Tappa che gira alla “boa” di Caleta Maria è in realtà dedicata all’escursione al Ghiacciaio. Carlos, grazie a Sernatur e alla Compagnia di Navigazione Australbroom, è riuscito a “precettare” un battello in esclusiva per i Concorrenti. A bordo dello Skua si parte per l’esplorazione del fiordo Parry fino al Ghiacciaio Saboya, obiettivo “vero” del Rally. Il fatto strano non è nella grandiosità del privilegio. Accade che si devono fare due viaggi, ma si fa tardi perché alcuni dei concorrenti non si sono svegliato in tempo al “bivacco” del Lago Blanco. I casi sono due, o si annulla la Speciale o si cancella la visita per i ritardatari. Alla Dakar non ci sarebbero dubbi, nella Regione di Magellano accade che si manda la Gara in sospensione. Bello!
Al traguardo di Porvenir c’è appena il tempo di celebrare i vincitori, e si rientra, come la maggior parte dei concorrenti, a Punta Arenas per… celebrare nei locali di Mega Motors e nuovamente all’Okusa, storico ristorante del papà dei fratelli Ivelic, al Rally Glaciares in Moto e Quad. Si parla dell’idea di un grande Viaggio nel Mondo dei Rally, e allo stesso tempo di un grande Rally al centro di un Viaggio. Un’idea, in ogni caso, ancora tutta da sviluppare. Già: Rally, Viaggio o Avventura? Il luogo sensazionale, e il contesto naturale incontaminato, maestoso, spingono verso un evento in cui le tre componenti siano riunite in un amalgama affascinante, ma bisogna sbrigarsi a trovare la formula definitiva… prima che altri arrivino, magari in troppi a rompere l’incantesimo. Ecco: un Rally, certo, ma laggiù dove c’è qualcosa di veramente speciale. Fa una bella differenza!