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Los Arcos, 16 Ottobre. L’ultimo giorno i colpi di scena sono banditi. La trentesima e ultima prova speciale, per tradizione quella di Motocross, poi vinta dal pilota simbolo dell’edizione spagnola, Taylor Robert, deve filare via liscia come una festa, quella festa che la Sei Giorni Internazionale di Enduro da sempre si propone, con alterne fortune, per la verità, di essere. La Sei Giorni di Navarra non è quella che rimarrà nella storia come un riferimento per i posteri, ma certamente l’eco degli “episodi” e delle imprese dei “personaggi” che l’hanno caratterizzata, bel bene e nel male, rimarranno a galla per un po’. Nel bene soprattutto gli USA.
Per la prima volta gli americani riescono a vincere, sfatando un mito che li ha voluti spesso a un passo dal successo, ma sempre rigettati. Quest’anno gli americani si sono presentati fortissimi, hanno supplito alla defaillance dell’ultimo minuto, Sipes infortunato, e risolto senza fare drammi, dopodiché si sono concentrati sul da farsi, sulle proprie prestazioni e sugli avversari. Partiti con il piede giusto, sono esplosi immediatamente, costringendo gli avversari diretti, per cinque giorni soprattutto Italia e Spagna, a dare il meglio di sé per rimanere in scia nel difficile inseguimento. Poi, il quinto giorno, gli avversari si sono eclissati, travolti dalla sfortuna, e il semaforo sulla corsia degli americani è diventato verde. La squadra composta da Taylor Robert, Kailub Russell, Thad Duvall e Michael Layne è la prima a stelle strisce che riesce ad aggiudicarsi una Sei Giorni.
Insieme al Team vincitore del trofeo mondiale, gli americani si sono esaltati portando al successo anche la loro migliore individualità, quel Taylor Robert che, dopo un anno con Farioli, è esploso, ha vinto l’individuale assoluta ed è diventato il trascinatore, la “garanzia” del suo Team.
Fino a sabato alle spalle degli USA la lotta era molto bella e il confronto ancora aperto, con un grande entusiasmo per la nazionale italiana di Cristian Rossi, che aveva messo in mostra due qualità essenzialmente nuove per la Squadra: la determinazione e il potenziale del complessivo. Merito di Rossi, merito di Redondi maturato, cresciuto, merito delle circostanze, sta di fatto che il penultimo giorno l’Italia aveva ancora la possibilità di sovvertire il trend maturato lentamente in quattro giorni di gara.
Poi è arrivato l’infortunio di Monni, dopo Redondi il migliore in “campo”, e la “svista” di Balletti, ormai pioggia sul bagnato, e l’Italia ha seguito le sorti della Spagna uscita di scena ancor prima che la prima moto prendesse il via, quando cioè Ivan Cervantes non si era presentato al via in conseguenza dell’insaccata micidiale rimediata venerdì. Ultima 6 Giorni sfortunata, per lo spagnolo, e comunque non conclusa per Monni, due piloti meritevoli di un grande risultato e che invece una mattina hanno trascinato nel baratro le rispettive nazionali.
All’Italia resta la parziale, comunque buona soddisfazione di aver “tenuto” il terzo posto nel trofeo Junior, vinto dagli svedesi Micheal Persson, Albin Elowson e Jesper Borjesson, con la formazione composta da Soreca, ottimo 15° assoluto, Pavoni e Cavallo, e di aver vinto il trofeo per le squadre di Club con Emanuele Facchetti, Lorenzo Macoritto e Andrea Verona. Senza contare la grande prestazione di Giacomo Redondi, due volte il migliore assoluto di giornata e quarto assoluto alla fine dei sei giorni di gara, alle spalle di Robert, dell’australiano Daniel Sanders e dello strepitoso mini-spagnolo Josep Garcia che ha surclassato la concorrenza individuale del Trofeo Junior. Simbolicamente, il 307° posto ottenuto dal 69enne Alessandro Gritti è molto di più di una soddisfazione, perché è Storia.