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Los Arcos, 12 Ottobre. Venghino signori, altro giro, altra corsa! Ma siamo solo al secondo giorno, la giostra si è appena messa in movimento. Meno due, comunque, ed è un po’ il leit motiv di tutte le corse a tappe che, tra i fattori tecnici intrinseci di base, include inesorabilmente un aumento del rischio d’imprevisto. Ma non è così grave, sono tutti sulla stessa barca, le moto di oggi sono fenomenali, e nell’Enduro il rischio è di… non far fatica. Ma anche questo è evitato. Altre otto ore in sella, altre sei speciali, altri eroi che si affacciano, altri che confermano una tendenza a girare nell’orbita di Marte.
Il primo giorno nessuno se n’è accorto, l’entusiasmo e l’adrenalina che scorre a fiumi nel Nord della Spagna, ma il secondo i nodi vengono al pettine. Non una novità assoluta, la “croce” della Sei Giorni spagnola è la polvere. Lo è stata in Argentina, micidiale, e anche in Sardegna non si scherzava. Se è secco, immaginatevi che danni può fare un serpentone di oltre 600 partecipanti. Diventa fatale per il tracciato, un aspetto cruciale e irrisolvibile “artificialmente”. In Navarra, promette, ma non piove. Solo poche gocce al mattino, che ottengono l’effetto contrario. In breve tempo è un inferno di polvere che non si attraversa con lo sguardo.
Qualcuno è costretto a correre alla cieca, e non è consigliabile. Così l’Australia perde il secondo pilota in due giorni. Ieri era stato Jos Strang (qui sopra i video highlights della prima giornata) oggi è la volta di Daniel Millner, che si infila in una trappola non vista nella cortina di polvere, urta contro un sasso, rompe catena e corona e, peggio, il pignone. L’australiano è out quando ormai la sua giornata è alla conclusione, e per i Canguri piove (ironia della sorte) sul bagnato. Si dice sempre meno tra i denti che i francesi hanno “gufato” gli avversari che, a detta dei tifosi, avrebbero scippato ai Galli la vittoria in Slovacchia lo scorso anno. Dicerie, ma se fosse, meglio non mettersi contro chi sa mandare delle maledizioni così efficaci.
Nel giorno in cui si celebra la scoperta dell’America, ormai gli americani dell’Enduro li conoscono tutti, e li temono. L’eroe del giorno è l’americano Taylor Robert, in forza alla “filiale” KTM di Bergamo da un anno che, preso il volo nella prima Speciale, mantiene la leadership della graduatoria individuale e trascina gli americani ad una nuova performance assoluta.
Gli USA incrementano (di pochissimo) il vantaggio sugli italiani. Tra i giganti della seconda giornata di gara, il supereroe è Josep Garcia, un “bambino” che è letteralmente esploso, ha vinto 4 delle sei speciali e ora viaggia come un Frecciarossa (ma puntuale) al secondo posto della generale dopo due giorni a “uno sputo” dal leader. Daniel Sanders, uno dei due piloti “sopravvissuti “ della formazione australiana, è commovente e con un colpo di coda resta tra i migliori. Bella gara, emozionante, oggi i primi hanno concluso in un autentico fazzoletto. 1 secondo i primi tre, due i cinque, e tra questi Redondi, che è sceso dal trono provvisorio ma resta tra i più accreditati pretendenti, e i dieci rimangono in un intervallo irrisorio di appena mezzo minuto.
Gli USA restano al comando, mezzo minuto davanti agli Italiani. Il migliore è stato ancora una volta Redondi, scivolato indietro ma ancora presente a trascinare la squadra, poi Monni, Balletti, Phillippaerts. Ci vorrebbe una grande giornata di un altro dei nostri. Gli americani, per esempio, si danno il cambio a tirare la volata. Ieri Russell, oggi Robert. Il confronto tra gli “overseas” e gli uomini di Cristian Rossi è, in ogni caso, ravvicinatissimo, emozionante. Scivolano, invece, i ragazzi del Vaso, ma non è detta l’ultima parola, naturalmente: basta svegliarsi e ripetere la giornata inaugurale.
Foto: Future7Media,