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Brive (La Gaillarde), 2 Settembre. Le 21 manche di motocross, per dieci giri ciascuna, sono state come sempre uno stillicidio in attesa del giudizio finale, logicamente già tracciato dai precedenti cinque giorni di Gara. Un po’ monotone, e quindi noiose, un po’ ansiose, e quindi eccitanti. Né un difetto né un pregio, diciamo una caratteristica della Sei Giorni Internazionale di Enduro dei giorni nostri, cinque giorni di “massacro” e uno di “burocrazia”. Ma è giusto così. L’attuale formula non lascia respirare e diffonde un’atmosfera di incertezza che sconfina nella necessità di essere un po’ fatalisti, e il sesto e ultimo giorno, che una volta era il teatro spettacolare dell’incertezza e del colpo di scena, oggi è il gran finale del…non se ne può più. E ci mancherebbe altro: basta con i colpi di scena!
Dopo 210 giri della pista di Motocross ricavata all’interno dell’ex aerodromo di Brive-Laroche, finalmente è tempo del lungo podio. Atteso, non c’è che dire. Logico, non c’è che dire. Scontato, questo no.
I francesi hanno fatto la parte del leone, e un po’ dello sciacallo. Il merito è degli attori protagonisti, la colpa delle circostanze e dei registi. Sono quindi due materie che dovrebbero essere trattate separatamente. I Piloti del Trofeo Mondiale, Nambotin, Larrieu, Charlier e Tarroux, e i Piloti del Trofeo Junior, Miroir, Blanjoue e Geslin, hanno cercato in tutti i modi di meritare la vittoria e il consenso degli appassionati. Hanno meritato pienamente il doppio successo, ma subìto incolpevoli un consenso appannato dai non inediti, ma sempre sorprendenti, strafalcioni degli strafottenti padroni del sistema. Parliamo del Trofeo Mondiale e di quel minuto di penalità assegnato a Larrieu il primo giorno e poi tolto di mezzo a due giorni dalla fine con una motivazione che fa sorridere, raccapricciare e reclamare, a seconda dei punti di osservazione, ma che non riesce a convincere. L’altro velo è la cancellazione del giro dell’ultimo giorno, un omaggio ai francesi ritenuti in pericolo ma con dedica al Nambotin sofferente. Ma questa ci poteva anche stare.
Loic Larrieu ha vinto la classe E2, e lì non ci piove, ed è il Re della Sei Giorni 2017, primo dell’Assoluta con trentotto secondi di margine sullo spagnolo Josep Garcia, e lì almeno qualche nuvola resta sulla storia della Sei Giorni di Brive La Gaillarde, 92ma edizione della Storia iniziata nel 1913.
Il giovane talento spagnolo ha vinto la classe E1, chiaramente davanti all’americamo Sipes e a Davide Guarneri, ma il raccapriccio deriva dal fatto che quel minuto cancellato ha risolto l’Assoluta in favore del francese e privato appassionati e protagonisti del piacere del verdetto del campo di battaglia. Era questa, dopo il drammatico ridimensionamento di Nambotin, la scena madre di questa Sei Giorni. Capitolo chiuso, per noi, ma non per gli spagnoli che non riescono a mandar giù il rospo.
Comunque. Per tre giorni il re della Sei Giorni è stato Christophe Nambotin. Il quarto giorno “Nambot” è caduto e si è fratturato la mano destra, ha perso la corsa personale ed è diventato il mito del successo della sua Nazione. In quelle condizioni, Nambotin ha resistito al dolore e la Francia al ritorno di australiani e finlandesi, ed è così che la Nazionale francese ha vinto il Trofeo Mondiale. Con pieno merito, con la straordinaria prestazione di Larrieu e con l’epopea del suo Eroe. Perfetto, bello. Punto.
Il grosso del lavoro i francesi lo avevano già fatto il primo giorno, non solo infliggendo i primi due minuti a finlandesi e australiani, ma levandosi dai piedi i Campioni in carica americani, appiedati dall’infortunio di Thad Duvall, e gli italiani, rallentati da un guasto alla moto di Giacomo Redondi. L’ipoteca del successo francese data, invece, del secondo giorno quando, nel perdurare della scarsa incisività di australiani e finlandesi, capaci solo di scambiarsi le posizioni raddoppiando, tuttavia, il ritardo, era venuto meno anche il pericolo spagnolo per il ritiro di Cristobal Guerrero.
Da quel momento l’interesse della Sei Giorni si è spostato sulle prestazioni individuali e sul confronto tra i singoli, solo di riflesso influenti sul risultato globale, in verità mortificando un po’ il senso originale della Competizione a Squadre ma elevando il valore dei Piloti più bravi.
È dal quel frangente che sono saliti in cattedra Josep Garcia, Loic Larrieu, primo della E2 davanti a Milner e Salvini, Taylor Robert, vincitore della E3 davanti a Betriu e Sanders, e Laia Sanz che, perse per strada le compagne di Squadra e impotente nel contrastare l’avanzata delle Australiane Jones, Gardiner e Wilson, ha vinto la Categoria femminile al termine di una magnifica corsa solitaria. Quinte Anna Sappino, Cristina Marrocco e Paola Riverditi. A margine gli Assi di Club, Julien Gauthier, Pierre Vissac e Manuel Monni, in primo piano la supremazia KTM, che culminerà con tre squadre ai primi tre posti della graduatoria dei Costruttori.
La “filosofia” della Sei Giorni si è trasferita, più viva che mai, nella corsa del Trofeo Junior, combattuta e incerta dl primo all’ultimo giorno. Il primo giorno erano andati in testa gli svedesi, Persson, Elowson e Grelsson, italiani secondi. Il secondo giorno al comando gli USA, Toth, Layne e Baylor, italiani terzi. Sempre in ragione di pochi secondi di differenza globale. Il secondo giorno si sfilano gli svedesi, il terzo gli USA, e il trofeo Junior diventa materia Francia-Italia. Due giorni vincono i francesi, due gli italiani in un bellissimo crescendo finale. Alla fine il Trofeo va ai francesi, gli italiani Davide Soreca, Matteo Cavallo e Andrea Verona sono vice-Campioni del Mondo Junior. Vince il Club Italy di Lorenzo Macoritto, Emanuele Facchetti e Manuel Monni, e quest’ultimo è consegnato all’albo d’oro come il Pilota più forte delle Squadre di Club. Infine vincono Nicolò Bruschi, Federico Aresi e Mauro Zucca, Pavia Senior primi nel Trofeo Motorex. Migliore degli italiani? Due. Davide Guarneri, sesto assoluto e terzo della E1, e Cristian Rossi, il “Mister”, che ha messo su uno squadrone che ha ben poco da recriminare e che aveva il potenziale per imporsi in entrambi i Trofei. Agli Azzurri del Trofeo Mondiale è andata veramente male, guasto a Redondi e infortunio a Oldrati, Salvini e Guarneri. Agli Junior non è mancato nulla, o solo, forse, un migliore secondo giorno di Gara.
E così i francesi vincono il trofeo Mondiale, ex Trofeo delle Nazioni, e il Trofeo Junior, ex Vaso D’Argento. Non è un fatto eccezionale ma non capita spesso, ovviamente, alle “Olimpiadi” dell’Enduro. L’hanno fatto nove volte gli inglesi, cinque consecutive, quattro volte in Casa e due… in Italia, e nove volte i Cecoslovacchi. La doppietta resta un evento, spesso a sottolineare un’era di dominio. Ci sono riuscite anche la Germania, poi la Germania Est tre volte, la Svezia, la Finlandia 2 volte, la Francia tre. L’Italia c’è riuscita quattro volte. La prima, mitica, nel 1981 all’Elba, nel 1986 a San Pellegrino, nel 1997 a Lumezzane e nel 2004 in Slovachia.