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Brive (La Gaillarde), 29 Agosto. Di poco, ma il secondo giorno è ancora di Christophe Nambotin, che trascina i compagni di Squadra a un nuovo successo ottenendo il tempo totale di riferimento della E3. Il primo giorno era stato più veloce Loic Larrieu, poi penalizzato al “cancello” del Parco Chiuso, e ora è la volta del senatore. Ma è la Squadra francese che c’è davvero. Forte, compatta, lucida. Alle spalle dei “Galletti” sono tornati a bussare gli australiani. Sanders, Green, Phillips e Millner, ritmati dalla buona giornata di quest’ultimo, sono tuttavia a oltre 4 minuti dal quartetto francese, ma si staccano leggermente dai finlandesi, che cedono la piazza d’onore. Solo Remes, ancora un Senatore, seppure più piccolo, all’altezza dei battistrada tra i “nordici”.
Ma sulla lunga striscia d’asfalto dell’”antico” aerodromo di Brive, 5.000 ettari e 1.400 metri di paddock, Speciali e crossdromo dedicati, di parco assistenza e di… party, si librano gli elogi alle grandi performance del secondo giorno della 92ma Sei Giorni, ma allo stesso tempo si… liberano le prime frustrazioni. Le delusioni, cocenti. Basta dare un’occhiata all’andamento della Gara. Tre Piloti hanno segnato la storia della seconda giornata al termine della cinque Prove Speciali disputate, un rimpasto di quelle del primo giorno, ma nessuno dei tre può veder premiata la propria Squadra. Nell’ordine, Ryan Sipes, Husqvarna, Josep Garcia, KTM, Davide Guarneri, Honda, ma gli americani devono fare a meno di Thad Duvall, primo infortunio serio di questa edizione francese dell’”Olimpiade”, gli spagnoli segnano la forfettaria di Cristobal Guerrero, ritirato nella 5a Speciale per una caduta, e gli Italiani restano nelle retrovie per la penalità di Redondi, primo giorno, seconda Speciale. Un po’ meglio per gli Italiani, che salgono dalla tredicesima alla nona posizione assoluta, guarda caso con giusto 25 minuti di ritardo, cioè l’importo comprensivo di IVA della Fattura a “Red”. Orgoglio e disdetta, è ancora più frustrante perché la Nazionale di Cristian Rossi è seconda di giornata alla spalle solo degli Spaccamondo, ma con l’incisività intermittente di Finlandia e Australia, l’Italia dimostra che poteva essere l’”alternativa”, contraltare e degno avversario dello squadrone francese che vola via praticamente indisturbato.
Ma questa è la Sei Giorni al secondo giorno, e se parliamo di batoste, allora pensiamo alla formula, che vede già cinque delle 19 Squadre in corsa per il Trofeo Mondiale costrette a registrare quotidianamente la “tassa” della sconfitta, le tre ore tonde della forfettaria. Forse a Cile, Belgio e Giappone l’imposta non pesa poi così tanto, in fondo se non c’è il peso della storia che chiama il risultato c’è il bello di un gusto diverso di partecipazione, caratteristico della Sei Giorni, ma per qualcun altro non è proprio la stessa cosa. È così che americani, spagnoli e italiani pensano già alla rivincita del Cile, tra un anno, e intanto onorano l’impegno con una gara sempre ai massimi livelli. Sipes è l’imprendibile del giorno, Garcia la magnifica vicenda evocativa della Six Days di un anno fa, in Spagna, e Guarneri, Davide Guarneri ora al comando della E1 è, ci sia concesso il jolly di una citazione biblica, la Rivelazione. Fortissimo, freddo, un altro passo già nel futuro! Sarà dura, c’è gente alle spalle del nostro Pilota che suona la carica con la frequenza della nostra sveglia mattutina, noi comuni… dormienti, ma essere lì a giocarsela è uno di quegli eventi che rendono già memorabile questa Sei Giorni, tricolore ma con un colore sbagliato, un blu al posto del verde.
Restando in argomento, le classi, il secondo giorno della E2 dice che Daniel Milner si è sbarazzato agevolmente non solo di Larrieu, il più veloce di Day 1, ma anche di Charlier, che aveva ereditato dal compagno di Squadra la leadership. Salvini è quinto, ben dignitoso ma non quello che volevamo tutti noi (e che certamente avrebbe voluto anche lui!). Nella E3, l’abbiamo visto, è ancora l’opera di Christophe Nambotin, ma la battaglia è annunciata e certa, sette secondi il vantaggio del francese, perché la faccenda è delicata. “Nambot” deve considerare in ogni momento il fine ultimo, la causa della Squadra e della nazione a cui appartiene, mentre per Taylor Robert, ora che la possibilità di una conferma USA è sfumata, diventa un affare “libero” e squisitamente personale (e una guerra fratricida in Casa KTM).
La Gara del Trofeo Mondiale Junior è avvincente, e non meno frustata dalle scariche elettriche dell’imprevisto. Gli svedesi perdono Mickael Persson, guasto, e il primo posto, ma non sono gli italiani che ne approfittano, Soreca, Verona e Cavallo scendono al terzo posto alle spalle dei francesi, ma gli americani che dal quarto posto volano al comando della Categoria con Grant Baylor, Michale Layne e Joshua Toth. Gara comunque aperta.
Colpo di scena anche nel Trofeo Mondiale Woman. La Spagna, giornataccia, perde la Seisdedos e la Badia, forfait per entrambe, e la Sanz, seconda alle spalle dell’australiana Jones, ormai sola, non può evitare il crollo della Squadra, passata in un giorno dal primo all’ultimo giorno. La leadership è ereditata dall’Australia.
800 Piloti, Pro, Amatori, Appassionati. Altri 250 chilometri. Caldissimo. Polvere. È la festa e la vita che scorre in un evento fuori dal comune. A sera il Villaggio dell’Enduro si ferma per onorare l’inglese Michael Alty, 50 anni, in gara nella categoria Club C2, una vita Full Gas interrotta alla fine del primo giorno.
Foto: Jake Miller