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Brive (La Gaillarde), 28 Agosto. Cifre tonde: 650 Piloti, più 150 “Ragazzi Vintage”, 30 Nazioni, prove speciali per un totale di 1.300 chilometri e 45 ore di super Gara in sei giorni… Già, è la Sei Giorni Internazionale di Enduro, l’”Olimpiade” dell’Enduro, che torna in Francia e va in scena a Brive la Gaillarde, nella Regione Verde della Correze, storico “catino” ancestrale della disciplina in quel Paese. Nel 2015 vinsero gli australiani, ma si discusse a lungo, avvelenati da fatti incresciosi e male capiti e interpretati, lo scorso anno gli americani, inedita pietra miliare di una storia leggendaria di partecipazione nel segno di Steve McQueen. Quest’anno non ci sono favoriti che non sappiano che dovranno fare i conti con il ritorno dei francesi, che giocano pericolosamente in Casa. Così stando le cose, ovvero tutti outsiders, ci sarebbe spazio anche per gli Italiani, che schierano una formazione in grado di risollevare le sorti della disciplina nel nostro Paese con un rilancio d’orgoglio.
La Sei Giorni è speciale. Si corre da Pro e anche se si è amatori, per un Trofeo, per un “vaso” si diceva un tempo, per un Titolo unico al Mondo. L’importante è esserci, come in tutti gli appuntamenti che valgono la medaglia morale del “io c’ero”, poter assaporare l’epopea della Gara più antica, oltre cent’anni, dal 1903 e l’anniversario in Italia nell’edizione 2013. Quest’anno è la 92ma edizione.
Della Prova infernale delle origini è rimasto lo smalto rimodellato dell’impresa, anche se oggi è la festa che domina sullo scenario sportivo. L’agonismo è di altissimo livello, condiviso dallo spirito più puro della partecipazione, e lo spessore emotivo è nell’idea di correre in Squadra per un successo della propria Nazione. Sì, valori di altri tempi, che lo Sport talvolta si incarica di trasmettere creando la tradizione, o di rilanciare, in questo caso con un effetto da far accapponare la pelle. La lunghezza dell’Evento, la sua durezza intrinseca, il caos organizzativo “obbligatorio” quando si devono mettere in fila 600 “umani”, soprattutto le regole, sacrosante, sono implacabili. Si è dentro per una settimana, ma si può uscirne in un attimo, il primo attimo, e si penalizza l’intero insieme al quale si sente di appartenere.
Forse troppo in un’epoca in cui l’indulgenza è regola scritta e non, e si cerca di mandare avanti il più possibile tutti quanti. È una Gara difficile per questo carattere impietoso, soprattutto, non per la natura delle Prove Speciali, e non per lo sviluppo chilometrico o per i sei giorni di competizione non stop. Lo è per gli amatori, per gli appassionati, per quelli che ci sono per la prima e magari unica volta. Per i professionisti dell’Enduro, per i Campioni di una specialità che sta vivendo momenti contraddittori, contenuti tecnici elevatissimi ma anche per questo sempre più per pochi, non è una gara difficile. Lunga sì, stressante per la formula, sì, incerta, sì, avvincente, sì. Unica, eccome!
Campioni, Amatori, “Vintage”, l’ISDE è la grande Festa dell’Enduro. A Brive l’annuncio che l’edizione 2018 sarà disputata in Cile. Da Brive la cronaca del furto di cinque Moto agli svedesi. Succede anche questo. A Brive bel tempo, in Francia, nel Triangolo delle Bermude dell’Enduro, c’è sempre da dubitare.
Si parte, e come sempre c’è subito chi si esalta e chi deve ingoiare il boccone amaro, di fiele dal momento che è solo il primo giorno. Peccato che il rospo sia toccato anche a noi. Italia e USA devono inchinarsi alla sfortuna e allontanarsi dalle proprie ambizioni. Almeno un po’, almeno per ora, ma non ci voleva. La gara alla meno l’anno fatta americani e italiani. Giacomo Redondi rompe il freno nella seconda speciale, ripara al controllo e perde 21 minuti. Quanto basta per far retrocedere i compagni della formazione “azzurra” del Trofeo Mondiale, Davide Guarneri, Alex Salvini e Thomas Oldrati, al tredicesimo posto. Eppure i ragazzi del bravissimo Cristian Rossi ci sono. Guarneri, commovente è tra i migliori cinque Piloti del giorno, Salvini “tiene”, anche Oldrati si è ricordato quanto vale e occupa la ventesima posizione assoluta. E molto meglio nelle rispettive classi, naturalmente.
Ai detentori è andata ancora peggio. Gli americani hanno perso Thad Duval già nella prima Speciale. Caduto, polso fratturato, ritirato, tre ore di “forfettaria”, impossibile per Taylor Robert, Ryan Sipes e Kailub Russell riprendersi dal sedicesimo posto che occupano al termine della prima giornata.
Francesi subito allo scoperto, imprendibili. Loic Larrieu (in apertura) e Christophe Nambotin trascinano Jeremy Tarroux e Christophe Charlier. Tra i due è un duello aperto e franco, molto bello, dalla prima all’ultima delle cinque Speciali. Larrieu ha la meglio faccia al cronometro, ma è penalizzato al controllo finale del Parco Chiuso. Ritardo. Un minuto. L’eroe del giorno è un “vecchio” leone, Christophe Nambotin, irriducibile e gigantesco anche se i più giovani, connazionali e non, sgomitano cercando di farsi posto.
I Finlandesi, Eero Remes, Henric Stigell e Anti Hellsten, insieme al bentornato Matti Seistola, sono secondi, ma già a quasi due minuti. Se la giocano con gli australiani, Daniel Sanders, Daniel Millner e Joshua Green, che ritrovano per l’occasione, l’ultima europea di questa “era”, un carismatico trascinatore: Matthew Phillips.
Italiani meglio nel Trofeo Junior. Davide Soreca, Matteo Cavallo e Andrea Verona sono secondi, neanche mezzo minuto alle spalle degli Svedesi Mikael Persson, Albin Elowson e Joakim Grelsson. E Italiani meglio anche tra i Club. Lorenzo Macoritto, Manuel Monni e Emanuele Facchetti secondi, dietro al Club Auvergne Elite.
Si corre con la “vecchia”, buona formula del Mondiale, tre Classi, E1, E2 E3, e quindi tre rispettivi leader, oggi Tarroux, Charlier e “Nambot”. Laia Sanz è imprendibile e trasporta le ragazze spagnole davanti alle australiane e alle americane.
Foto: Jake Miller / Maglia Azzurra