L'8 luglio nascerà la prima SWM dell’era moderna

L’ingegner Ampelio Macchi ha presentato il “piano d’attacco” di SWM e i programmi e gli obiettivi a breve e medio termine. Rinasce Cassinetta di Biandronno
24 giugno 2015

SWM. Il ritorno di un Marchio che è nella Storia dell’Enduro non è un’operazione facile. Impossibile riempire il “buco” di trent’anni, ma è possibile gettare un ponte, e interpretare correttamente, e in chiave moderna, un ritorno che è allo stesso tempo evocazione e Progetto nuovo di zecca. Ora, se devo dire la verità, le operazioni atte a rinverdire i fasti del passato, spesso remoto, di un Marchio, non hanno mai attirato molto il mio interesse. E non mi sono interessato al ritorno di SWM sino al momento in cui, del tutto casualmente, non ne ho incrociata la traiettoria. “Casualmente” non troppo, visto che l’incrocio era il paddock del Mondiale di Rovetta, e per quanto riguarda l’”interesse”, è arrivato come una bomba attirato dall’incessante ed entusiastico “sciamare” di gente dentro e fuori la tensostruttura allestita da SWM. Non mi stupirebbe se mi dicessero che molti sono entrati e ne sono usciti con un contratto.

In effetti l’interesse suscitato da SWM al Mondiale di Enduro di Bergamo è stato evidentemente molto forte. E allora ho iniziato a pensare in maniera diversa, dapprima curioso per il richiamo che questo Marchio suscita ancora oggi, poi sempre più interessato da una configurazione progettuale che mi pare avere solo punti di forza. Non sto a dire se la Moto mi è piaciuta o no, ma “ho visto” che sì, sono piaciute le ridefinizioni delle moto dell’ingegner Macchi che non sono mai diventate delle Husqvarna, ed è piaciuta la “classic”. Non mi sono interessato neanche al fatto che una parte dell’origine del Progetto è legata a un’Azienda orientale, Shineray, e all’iniziativa abbracciata dal signor Daxing Gong. Dell’aspetto finanziario dell’operazione sono in molti a saperne più di me. Invece, scendendo in profondità, ogni volta che passavo davanti allo stand SWM mettevo a fuoco un elemento del mio curioso interesse, come il tassello di un mosaico sempre più interessante che andava al suo posto per comporre un quadro piacevole. Così la scelta del Marchio, non vi sto a dire cosa è successo a Rovetta quando è comparso Gualtiero Brissoni, Campione storico della Marca, a dimostrazione che nel mondo dell’Enduro SWM ha conservato una connotazione forte. E così il carattere che sprigiona dalle Enduro SWM, che pure, o forse proprio per questo non nascondono le proprie origini racing di alto livello.
 

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È interessante scoprire come interagirà il Marchio con la produzione, italiana ma con una corsia preferenziale per la fornitura di parti e componenti di qualità dalla Cina, secondo uno schema rovesciato rispetto a quanto si vede oggi. È intrigante stare a vedere cosa saprà tirare fuori dal suo cilindro di esperienza l’ingegner Macchi, che è già stato il padre di progetti chiave nell’evoluzione della produzione italiana. È interessante, naturalmente, il fatto che le nuove SWM usciranno da uno stabilimento da anni nuovo di zecca e realizzato da una Fabbrica competente come poche, e lo è molto scoprire che, con assennatezza, SWM ha “occupato” quell’impianto progressivamente, affittandone dapprima una parte e finendo per acquistarlo interamente, e questa è una notizia sulla quale sono piombato casualmente, dalla parte del “venditore”, appena arrivato a Rovetta. E poi c’è il tassello emotivo, “morale” che, diciamocelo, sovverte per una volta la cronica crudeltà di certi destini. Quando l’8 luglio scenderà dalle linee di produzione SWM di Cassinetta di Biandronno la prima RS 650 R, sessanta famiglie torneranno ad avere, invece che un triste presente, un futuro.
 


L'intervista

Un’avventura piuttosto complessa, con implicazioni naturalmente industriali, ma anche di carattere ingegneristico e umano. Sei d’accordo?

«Sì, è un progetto complesso, e inizierei proprio dall’aspetto umano del progetto. Quello del rilancio, o della rinascita di SWM è un progetto di imprenditoria industriale mirato al rilancio di un’azienda decotta, ma anche sociale, poiché a oggi stiamo dando e restituendo un lavoro a sessanta famiglie. Per me questo è un impegno importante, dal punto di vista sociale e ingegneristico, perché io arrivo da questo settore, e le moto che SWM sta producendo sono le “mie” moto, proprio quelle che ho realizzato prima di passare ad Aprilia. Il Team, lo conosco benissimo. Mi ha seguito in Husqvarna e poi in Aprilia, e adesso è tornato con me in questa nuova avventura. È un Team molto affiatato, e quindi dal punto di vista tecnico non abbiamo nessun problema. Abbiamo rimesso in moto questo volano industriale. Dal sistema informatico alla produzione. L’altro aspetto, che mi vede come imprenditore, è il discorso finanziario. Quella con Shineray non è solo una partnership di natura finanziaria, ma soprattutto tecnica. Ci permette di industrializzare dei componenti necessari e poi di arrivare sul mercato ad un prezzo competitivo. Questa dovrà essere un’altra delle chiavi di successo del Progetto SWM. Prezzo aggressivo, una moto di bell’aspetto, di qualità e affidabile. Secondo me è il cocktail giusto per rispettare il nostro business plan di cinque anni. Sappiamo benissimo casa fare in questo periodo, sappiamo cosa presentare al Salone di Milano il prossimo novembre, ma anche negli anni successivi a scadenza regolare. A Milano presenteremo due belle sorprese. Una versione Enduro Racing “vera” e anche una 125. Ogni anno presenteremo due modelli nuovi da mandare in produzione. Questo è il nostro programma».

 

Ecco, un programma, come dire, che si dischiude ufficialmente l’8 di luglio prossimo con la discesa dalla linea di montaggio della prima moto SWM della nuova era.

«L’8 di luglio è una data molto importante, e un simbolo. Ci sarà ovviamente una cerimonia alla quale chiameremo a partecipare giornali e media, ma anche importatori e concessionari, e gli Amministratori locali e politici. Essere riusciti, in soli otto mesi, dalla presentazione di Milano alla prima moto che uscirà dalle linee di montaggio, a mettere insieme tutto questo, io credo che sia una cosa molto importante, non solo per noi. L’8 luglio andrà in produzione la nuova 650 da Enduro, poi sarà la volta di una Supermotard, e così via fino alle versioni “classic” prima della fine dell’anno. Senz’altro è un grande ventaglio di obiettivi, ma confidiamo che la cura con cui abbiamo strutturato tutti i meccanismi del Progetto siano la base per costruire il suo successo».

 

In che modo si sposa, oggi, il richiamo evocativo di un Marchio storico come SWM, e la realizzazione di moto da enduro e, come mi pare si dica oggi, “modern-classic”?

«La risposta da un lato è semplice, perché le moto da Enduro e da Fuoristrada sono le “nostre” moto, fanno parte della nostra storia e di quella del Marchio. Non seguire questa linea progettuale voleva dire semplicemente, per usare una definizione se vogliamo forte, tradire il nostro DNA. Il Marchio SWM è un logo che si associa a questo settore, inequivocabilmente. Ma la cosa più importante, se parliamo di “modern-classic”, è che io, oggi, sono l’amministratore delegato di un’Azienda, e devo “tirare”, far quadrare i conti. In questo caso, con la “loro” moto, la Shineray che già producono. Noi l’abbiamo rivista nello stile, perché lo stile italiano è ancora un fattore molto importante quando si parla di Moto, e rivisitata sia per quanto riguarda il motore che il telaio, e non solo per allinearla alle esigenze delle omologazioni europee. Ecco che abbiamo abbinato all’idea di una moto “classica”, che va molto di moda ora e che è dipinta come una vera e propria tendenza per il futuro, quello sviluppo tecnico che fa della SWM, nata da un filone autenticamente “classic”, una vera “modern”. L’idea è piaciuta, e a quando pare molto, visto che abbiamo già ordini per una quantità doppia rispetto alla nostra capacità produttiva attuale. Questo aspetto, soprattutto al livello di Azienda start up come siamo noi, ci darà anche un bel contributo a livello economico. Perché noi dobbiamo avere gli occhi sempre puntati sull’aspetto economico, noi non possiamo, non dobbiamo fallire, non vogliamo avere i debiti che avevano le ditte precedenti e vogliamo continuare a credere che le Aziende italiane possano vivere delle proprie capacità e non con l’ausilio delle case madri».

 

Tutto questo basandovi sulla vostra inventiva e sulla vostra intraprendenza, senz’altro coraggiosa ma anche esemplare…

«Certo, realizzeremo i nostri modelli con la nostra esperienza, con la nostra capacità tecnica, con il nostro stile italiano e ce la giocheremo sul mercato mondiale, senza paura!».

 

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