La mia vittoria alla ISDE 2021

Torniamo a parlare della mitica Sei Giorni 2021. Stavolta col nostro tester Aimone, che l'ha corsa e finita nel migliore dei modi a 40 anni suonati e fresco papà da pochi giorni
22 dicembre 2021

Sfida i tuoi limiti, non limitare le tue sfide….e da quando ne ho memoria, perseguo questo pensiero appena ne ho occasione. Nella vita di tutti i giorni è la miccia che accende la mia curiosità, la benzina che infiamma i miei desideri ed ho scoperto con il tempo, essere anche l’arma più letale che ognuno di noi può avere. Si perché quando ci mettiamo alla prova, per scelta oppure no, scopriamo inevitabilmente di che materiale siamo fatti e non solo possiamo rimanerne sconfortati o piacevolmente sorpresi, ma impariamo a gestire le nostre reazioni, le nostre emozioni.

Non conta che queste siano da supereroe o da gallina del pollaio, ciò che è importante diventa il conoscersi e sapersi gestire. Questo è ciò che mi ha regalato lo sport ad alti livelli da giovane, questa è l’eredità che porto con me ogni giorno quando affronto qualsiasi difficoltà e più la sfida è grande e più il mio desiderio di affrontare l’inesplorato si accende. L’età porta con sé minor entusiasmo forse, ma senza dubbio maggiore consapevolezza nelle tue capacità, poche o tante che siano.

Cosa c’entra questa solenne premessa con la mia sei giorni di enduro? C’entra eccome e se vorrete rimanere curiosi potrete scoprire leggendo anche il perché…
La follia nasce in una tranquilla e piacevole domenica di novembre 2019 a casa del mitico Andrea Perfetti, che dopo aver analizzato per anni il mio declino prestazionale, in ambito motociclistico si intende, decide finalmente di invitarmi al suo consueto appuntamento della gara del salame. Non è ancora una tappa nel calendario gare internazionale, ma considerato il livello ed i premi in palio, lo dovrebbe diventare a breve.
Qui militano da tempo varie star tra cui il mitico Gio Sala, la famiglia Fassati al completo e il Ras, il Labrador del Perfetti che porta in campo il suo sorriso migliore per portare a casa anche lui l’ambito salame.

New entry anche un certo Marco, noto ai più per essere “quello della sella” che sembra, ripeto sembra, destreggiarsi benino anche tra i paletti del fettucciato del terreno di gara. La sua lieve predisposizione egocentrica mi attrae e nel giro di poco tempo si alimenta un trattato di uccellodurismo degno dei bar calcistici più frequentati, che mette inevitabilmente a confronto il biker ed il moto-biker. E così scorre tutta la giornata tra una spallata e l’altra nella quale, ovviamente, tra i due litiganti il terzo, Gio Sala, si porta a casa il bottino salutando tutti con una pacca sulla spalla ed enunciando, con elegante superiorità: “serve una gara vera per vedere chi va più forte….”

E queste poche parole di sfida hanno immediatamente acceso in me e Marco quelle fiamme negli occhi, si proprio quelle che trovate nelle gif di Instagram, che ci hanno catapultato alla rampa di partenza di Salice Terme lo scorso 30 agosto.

 

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Da quel fine novembre è poi cambiato l’intero mondo, tra pandemia ed economia, ma oggi, molto più di quando correvo, mi sono gustato il viaggio, non solo la destinazione. Eh si perché quando sei giovane e corri guardi solo al “qui ed ora”, i migliori mental coach ti insegnano a focalizzarsi sull'azione e non sull’io, è questo che serve per fare risultato, essere un vincente. Ed infatti delle mie 3 sei giorni degli anni duemila, di cui una con la nazionale del Trofeo Vaso, ricordo classifiche, prove speciali, briefing e click della forcella, ma difficilmente riaffiorano le emozioni. Oggi, a vent’anni di distanza ho avuto l’occasione di vivere il viaggio, di trattare con consapevolezza tutte le lezioni di vita che ho appreso nel frattempo e godermela fino all’ultima speciale.

E che viaggio! La quantità e la qualità degli eventi che si sono susseguiti da quel fatidico fine novembre alla gara sono degne di almeno 3 puntate di Dynasty 2.0! (Quello in onda su Netflix si intende)
Ma torniamo ai componenti del team, perché la sei giorni, per farla, bisogna essere in tre. Torniamo a Marco Aurelio Fontana, atleta di quelli veri, quelli con il casco Red Bull ed una famiglia da Mulino Bianco dell’isola che non c’è, che impegnato come pochi, è stato talmente protagonista di questa avventura che ci è rimasto sotto…e nel suo bellissimo docufilm scoprirete il perché.

Questa IMPRESA, perché per ognuno dei 600 partecipanti che riesce a finirla la possiamo definire tale, lo ha toccato nel profondo facendolo tornare al suo primo amore, le moto, che aveva abbandonato per seguire la sua brillante carriera sportiva in ambito bici. Ogni settimana che scorreva verso la fatidica data ci sentivamo al telefono ed ogni volta, più ci avvicinavamo e più sembrava impossibile … dal Covid in avanti ne sono successe di ogni!

Ed il terzo? Il terzo è stato per lungo tempo una sagoma nera nella presentazione Power Point, tanto da arrivare perfino a scorrere la rubrica dei rispettivi telefoni per individuare un nome con capacità, tempo ed allenamento perlomeno sufficienti a trascinarsi all’arrivo. Confermata vana la possibilità dì avere il Perfetti in squadra, lui stesso ci propone il mitico Ricky Vitali, anche lui tester dì Moto.it per un test team da copertina! E vai che si parte!

Inizia l’assemblaggio dell’impresa con Honda Red Moto che, nella persona dì Michele Berera, crede subito in questa sfida e ci mette a disposizione 3 cavalli di razza rossa. Da questo sostanziale punto fermo, sì perché senza un team che ti supporta o “sopporta” come ha fatto con noi, la sei giorni diventa facilmente un calvario, costruiamo il resto con il supporto essenziale dì diversi produttori come Dunlop, Galfer, Alpinestars, Oakley, Leatt, La Federmoto, Vinceshop, Blackbird e Factor 23 per avere tutte le aree coperte, dalle gomme a cosa mangiare in gara.
Forse ci siamo, metà luglio, nemmeno il tempo di dirlo e arriva il Whastapp dì Ricky: “mi sono rotto la spalla ad un test in moto”….e vai che si riparte da zero!

Che fare, chi contattare, se non che nel frattempo, avendo mia moglie ed io in calendario l’arrivo della nostra prima figlia, avevamo abbozzato un piano B nel caso fossero sorte delle complicazioni, con un nostro caro e storico amico, nonché ottima manetta nel cross. Unico punto dì domanda la sua propensione all’enduro, in quanto, benché avessi provato numerose volte ad avvicinarlo al “lato oscuro” dell’enduro ho sempre fallito miseramente.

Siamo ormai agli sgoccioli ed il management dì Moto.it suggerisce quasi di abbandonare per evitare raffazzonate dell’ultimo momento, ma io e Fonzie (nel frattempo siamo diventati molto amici) ci crediamo troppo e giriamo ancora una volta il gas con Michele che, grazie al cielo ci viene dietro.

Le moto arrivano a fine luglio, tempo di vederle, toccarle e fare un test ride con il nuovo componente del Team Giovanni Sommaruga, Fonzie ed io. Prima mulattiera io e Fonzie ci guardiamo…il Giò non arriva…sentiamo gas e madonne, e con sufficienza ci  domandiamo se mai ce la farà. Si dai, è forte ed allenato, è un Ironman, ce la faremo! Poi alla sera test cambio gomme con il sottoscritto che segna un 10 minuti, un Giovanni 28’ ed un Fonzie 43’…non ce la faremo, non ce la faremo…

A giornata finita Fonzie riparte per il suo turbinio di gare ed eventi, Giovanni rimane fedele alla consueta settimana di ferie a Formentera ed io mi destreggio tra i clienti del mio hotel e la pancia della Marianna. A proposito, sarà femmina, sarà cesario, nascerà il 2 settembre…che bello…ma senta dottore, dovendo pianificare non possiamo farlo dopo? No perché la settimana dopo sarò in vacanza ci dice, allora prima!

No, prima non si può, è troppo presto …eccheee… mia moglie ed io ci guardiamo e lasciamo decidere Vittoria, informandola preventivamente con messaggi subliminali che se vuole venire al mondo con affetto non deve nascere prima del 24 (la mamma non va d’accordo con le donne Leone) e nemmeno dopo il 29 ovvero la domenica prima della gara..facile no?

Quindi ecco che ci sentiamo qualche giorno prima della gara per verificare gli ultimi dettagli, se siamo tutti interi e se abbiamo tutto: moto ok, gomme ci sono, abbigliamento ok, hotel c’è, licenza ….licenza??!! What is licenza?
Non ce la faceva la FMI? No, loro ci hanno supportato con l’iscrizione a noi toccava l’impegno della licenza…bene perché nessuno di noi l’ha fatta! Partono le telefonate a Roma, ovviamente nella settimana in cui mezza Italia va in ferie, poi il test sul portale antidoping, poi il certificato che non si scarica che rende il tutto ancora più imprevedibile dì quanto già non lo potesse essere. Fonzie, regge la tensione pre-gara e compila tutto con freddezza inglese, Giovanni leggermente sanguigno polverizza un paio di tastiere ed è già in auto pronto a manifestare sotto la sede romana della FMI, mentre io leggo qualsiasi blog che parla di come agevolare le contrazioni pre parto.

Arriva il giovedì delle iscrizioni e non sembra vero avere tutto in ordine, iscrizione fatta, gomme messe, foto di rito fatte, moto in parco chiuso posizionata…incredibile!
Da qui nulla però è ancora scontato: Fonzie parte per una gara dì bici in Val di Sole che finirà la domenica, a conferma di quanto non è umano quel ragazzo; Giovanni parte alla volta dì 12 speciali a piedi in due giorni per un totale di oltre 50 km ed io cerco dì capire se alla fine il manubrio lo prenderò in mano oppure no.

Sabato è il giorno magico, Vittoria non si fa più attendere ed arriva tra le mie braccia alle 11:18. Il mondo per me si ferma e la mia mente inizia a viaggiare per luoghi incantati a tal punto che si riprende il lunedì mattina alle fotocellule della prima speciale….e adesso? 
Ricordo vagamente come si fa, ma non so dove andare, da che parte curvare…improvvisiamo, in qualche maniera si fa. Grazie al cielo Vittoria è nei miei pensieri tutto il tempo e la mia Honda mi da una grossa mano e mi tira fuori dai canali in contropendenza e buche della prima giornata.

I giorni seguenti si susseguono con una certa ritualità, con Giovanni che si alza sempre prima in quanto scala la classifica e si dimostra con netta superiorità il leader del team Moto.it mentre Fonzie ed io, quasi come farlo apposta, ci troviamo spesso a partire nello stesso minuto di gara e con oltre 600 partecipanti al via, non è una cosa banale!

Il ritmo è costante e diventa quasi familiare: La santa donna del B&B ci lava i completi dagli odori nucleari, quella delle colazioni ci chiede come mai il nostro amico è sempre così agitato, il cane Bolt che esce tutte le mattine dal medesimo cancello che non deve varcare e Fonzie che brontola che non vuole usare i cessi chimici del paddock…unica differenza tra le mattine è il tempo di esecuzione perché se il primo giorno viene fatto tutto in scioltezza, il quinto sembriamo invecchiati 20 anni.

Le giornate in moto sono lunghe ed impegnative con un giro da più dì 200 chilometri con 5/6 speciali da oltre 10 minuti al giorno. Controlli orari giusti con attese da 8/10 minuti a controllo ed un giro unico per un evento organizzato davvero in maniera impeccabile... E poi c’è la Maginot, una prova speciale dei primi tre giorni che meriterebbe un capitolo a parte. Ogni giorno sia alla  mattina che alla sera per tre giorni, nemmeno le cure di cortisone sono così efficaci e crudeli. Ebbene sì perché se non sai guidare nel brutto e nelle buche qui o impari o non ne esci vivo perché ogni passaggio vale più di 600 moto…fate voi il conto delle buche che sono venute fuori!

Ad ogni giornata ognuno dì noi cresce positivamente ed al quarto giorno, quando cambia finalmente il percorso di gara e le speciali, iniziamo a parlare della fine, ma non appena iniziamo a vedere la luce ecco la linea più lunga dell’universo: 19 minuti di prova speciale da fare in terza e quarta che ricordano ad ogni muscolo del mio corpo che è in moto da tre giorni e di non fare troppo il giovanotto. Diciannove minuti infiniti, che diventano ancora di più quando a metà mi passa l’hondina rossa e gialla marchiata Moto.it dì Marco (dopo il sorpasso in prova non siamo più amici) che come una gazzella guizza in discesa e sparisce tra le piante. Non solo, ma ironia della sorte, il main sponsor di quella maledetta speciale era proprio Moto.it ed ad ogni curva incombevano gli striscioni gialli e neri, quasi come ad essere un monito di dare sempre del gas!

Grazie a questo affronto ed una notte insonne a causa di problemi tecnici in hotel, raschio il fondo del barile ed affronto il quinto ed ultimo giorno di enduro con un raptus di orgoglio che mi porta finalmente a guidare, per alcuni pezzi, come ricordo di saper fare e chiudo il mio miglior giorno. Ci siamo, è fatta, domani solo la manche dì cross. Usciamo per le vie dì Salice Terme a festeggiare per scoprire che è come essere sul lungomare di Riccione il 15 di agosto, pazzesco! Un drink, anzi due e per fortuna le stanche membra ci fanno tirare il freno a mano altrimenti la pista di Cassano Spinola non l’avremmo mai vista.

Partono le manche finali in ordine dì classe, per primo va Giovanni, prima curva davanti…no a terra mannaggia! Tutto ok ma Giovanni non riesce a concludere in bellezza una prestazione esemplare. Tocca a Fonzie, parte timido poi si diverte e taglia il traguardo con un sorriso a 52 denti abbracciando tutta la Family che nel frattempo è arrivata a tifarlo, appesi alle reti della pista. Tocca a me e forte dell’errore di Giò, non vado a cercare grane, voglio finire tutto intero. Parto stretto. 15 secondi, 5... giù il cancello, mi sento davanti, mi vedo davanti, sono davanti! Prima curva sento un colpo paragonabile al calcio in culo delle giostre e mi ritrovo a terra sotto ad un paio di altri piloti …eccheeee… check degli arti, tutto funzionante, alla moto mancano dei pezzi ma vabbè riparto! 5 giri infiniti in cui le braccia ti ricordano tutte le buche che hai preso nei 5 giorni precedenti, con emozioni contrastanti. Momenti di grande gioia per la sfida conquistata misti a momenti di malinconia per la fine dell’avventura…in quel momento capisci che la storia sta finendo, che il viaggio durato più di un anno sta finendo e che l’intesa trovata con i compagni di team e la propria moto verrà sostituita dalla frenetica routine quotidiana di ognuno dì noi.

Ne è valsa la pena? Certamente! Per mille e più motivi. Non è solo l’aspetto sportivo, il godimento di andare in moto, di conoscere posti e sentieri nuovi, ma è l’opportunità che hai di metterti in gioco, indipendentemente dalle capacità ed esperienze motociclistiche. Ovvio, devi avere una base tecnica decente ed un allenamento fisico sufficiente a supportarla, ma il vero viaggio non è quello dove metti le ruote, ma quello che fai ogni giorno dentro alla tua mente. Con quasi otto ore in moto fai in tempo a pensarne di cose e se non sei una persona capace di convivere con te stesso e tenerti compagnia, non arrivi alla fine.

Quando sei stanco devi motivarti, quando sei euforico devi contenerti, quando sei incazzato devi calmarti e non c’è luogo migliore per apprendere quest’arte che serve poi in ogni contesto dì vita.

Questa è stata la mia sei giorni a quarant’anni, molto diversa da quelle precedenti e probabilmente ancora differente da qualsiasi altra cosa che in futuro verrà.
Ciò che portò con me sono i legami con le persone che ho potuto conoscere e creare, il calore di chi ci ha seguito e tifato, il rispetto di chi ci ha creduto. Un enorme grazie nella speranza di avervi fatto divertire ed emozionare indipendentemente dai risultati e dalle classifiche.

Alla prossima avventura!