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Dopo il ritiro di Dungey, Marvin Musquin è diventato il pilota di punta per KTM nel Supercross AMA. Parliamo quindi subito con lui, per capire come sia la realtà agonistica statunitense per la Casa austriaca.
«E’ incredibile: ogni 2 anni arriva una moto completamente nuova, e questo ci fa sentire molto privilegiati. Di solito è il pilota che fa il lavoro più grande, ma qui, in realtà, è la squadra che fa la differenza. Per me sono già passati 10 anni con KTM, ma come entusiasmo nelle cose sembra solo il primo».
Stagione invernale fantastica. Come ti senti riguardo al dover tenere alto il livello poi per tutta la stagione?
«Per me è stato un periodo di allenamento molto importante, sia per capire a che punto sono che al momento di incontrare i miei fan. Ovvio che cerco sempre di vincere, ma presto anche molta attenzione a non farmi male nelle gare off-season».
Sei tu che hai deciso di andare in Europa quest’inverno a correre, o è stata una scelta del Team?
«No, è stata una scelta mia. Mi piace tornare a casa, parlare con la squadra, usare la moto nuova, vincere qualche gara. Non è come correre in un campionato, ma fa sempre bene».
Come ti senti ad affrontare la nuova stagione Supercross 2018 come pilota di punta KTM?
«Sicuramente la pressione è enorme, il numero uno ora si è ritirato, quindi adesso tocca a me. L’ho sempre sognato, ed ora sono pronto e fiero di essere in questa situazione».
Com’è la tua settimana di allenamento?
«Più o meno facciamo tutti le stesse cose. Andiamo in moto lunedì, martedì, giovedì e venerdì, in mezzo ci mettiamo molto allenamento aerobico e qualche sessione in palestra».
Chi vedi come principale avversario?
«Ci sono diversi piloti che saranno in grado di vincere gare, vedi Tomac, Roczen, Anderson: ma sarà la costanza di rendimento a fare la differenza. Sicuramente sarà importante vincere subito, fin dall’inizio».
La battaglia su Instagram con Roczen come la vedi?
«Caricarsi è importante, ma non vedo a cosa possa servire. So che è un bravo ragazzo, quello è semplicemente il suo stile. Decisamente non il mio, non mi piace fare giochi mentali».
Sei con KTM da 10 anni. Senti la moto nuova figlia anche un po’ delle tue esigenze?
«Si, sicuramente le mie impressioni vengono ascoltate. Non posso certo imporre le mie richieste, ma alcune delle cose che volevo, come il serbatoio più stretto e sottile, sono arrivate, quindi sono contento. La moto è tutta nuova, ci vuole del tempo per metterla a punto per le proprie esigenze. In questo, la possibilità di potermici allenare e correre mi ha aiutato a prendere confidenza e personalizzarmela al meglio».
Il primo anno hai faticato un po’ a prendere confidenza con la 450, ma ora mi sembri molto a tuo agio con questa cilindrata...
«Si, all’inizio è stata dura. Ci ho messo un po’, ma ora preferisco decisamente la linearità di erogazione della 450».
Il tuo programma di allenamento è cambiato rispetto allo scorso anno?
«Ho iniziato ad allenarmi con Aldon Baker a fine 2014, ed abbiamo mantenuto le medesime impostazioni perché funziona. Mi serve un programma da seguire ed una persona di cui fidarmi: non faccio domande, voglio solo seguirlo e fare risultati. A novembre e dicembre si lavora in maniera molto intensa, poi si mantiene il ritmo durante la stagione. Ora che Ryan si è ritirato, ho un legame ancora più stretto con Aldon: Dungey era il più importante nel gruppo di piloti allenati da Baker, quindi ora ci siamo avvicinati ancora di più».
Che differenza c’è tra essere un Pro in Europa piuttosto che in America, quanto a stile di vita?
«Credo che la differenza più grande sia il meteo, che qui è più stabile. Qui sono fortunato ad avere delle piste incredibili dove allenarmi».
Tornerai mai in Europa a correre?
«Fino a quando vincerò e andrò forte me ne starò qui con piacere…».
Cosa pensi del tuo compagno di squadra?
«Ha decisamente più esperienza di me sulla 450, si sta adattando bene al programma di Baker, ed ha delle ottime possibilità di fare bene».