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San Teodoro, 12 Giugno. A Marc Coma non è “entrato” il poker al Sardegna Rally Race, ma il secondo posto vale al fuoriclasse spagnolo vincitore di quattro Dakar la vetta della provvisoria del Mondiale. Apparentemente non è andata benissimo, ma forse…
Perché non feeling?
«Non lo so. Ci sono cose che non si spiegano, che hanno un’ispirazione che non si avverte precisamente. Non vedo altra spiegazione. Succede che quando ti senti a posto superi le difficoltà. Questa volta no, di fronte alle difficoltà talvokta ho sbagliato. Qualche volta, come si dice, viene bene, ma non questa. Alla fine, però, sono contento. Nonostante i troppi errori per poter rimanere in lotta con Botturi. Si, perché il “Bottu” è stato su un livello altissimo, e quando c’è un Pilota su questi livelli tu devi stare sul tuo».
Hai capito subito che non era l’anno del “feeling”?
«No, non l’ho avvertito subito. Il primo giorno i sono sentito bene, ma nella tappa Marathon, con la speciale da 120 chilometri, lì ho fatto tre o quattro errori. Piccoli errori, non gravi, ma lì ho capito bene che la seconda posizione era già una vittoria».
È subentrato il pensiero del Mondiale, della classifica?
«No, diciamo che alla fine è cambiata un po’ tutta la mentalità di questa storia. Una volta si pensava solo a vincere. Si veniva in Sardegna e si pensava a come vincere in Sardegna, si andava ad un altro Rally e si pensava alla vittoria in quello. Non si pensava al Campionato. Cn l’arrivo della Honda il modo di pensare è cambiato. Non siamo più solo noi, e alla fine devi pensare un po’ più lontano, a tutta la stagione. Così ad ogni appuntamento Mondiale pensi anche ai punti che puoi raccogliere».
Quando non si vince le gare non sono bellissime. Com’è stato questo Sardegna non vinto?
«Questa Rally da due, tre anni ha sostenuto questa filosofia delle tappe lugnhe e impegnative, della grande navigazione. Bene. A me questa gara piace. È un Rally certamente particolare, il più “esotico”. Penso che anche quest’anno è stata una bella gara».
E adesso già si pensa dunque alle altre gare del Mondiale?
«Adesso, per prima cosa, penso ad una vacanza. Dopo la Dakar non mi sono più fermato, poi subito Abu Dhabi, poi Qatar, e per venire in Sardegna bisogna prepararsi bene fisicamente, preparare la moto, cambiare il “chip” in testa per la navigazione. Non è una cosa del tipo “OK, andiamo in Sardegma”. C’è un lavoro importante dietro a questa partecipazione. e alora è importante andare in vacanza e staccare per un po’».
Una domanda cretina. Ti è mancato, per la prima volta dopo un decennio, l’avversario storico?
«Ah, ah, aaaah! Ah, Aaaaaaaaaah!»
Come è venuto questo risultato?
«Due anni fa stavamo facendo un Team che mi sosteneva. Da allora io sto cercando di dare il meglio di me stesso e ancora di più, se possibile. Per la prima volta ora c’è un Team, seppure piccolo, che lavora per me. La scorsa Dakar non è andata bene, ma lavoriamo per ottenere un buon risultato anche alla prossima. Il Sardegna di quest’anno è stato costruito pensando a questo, ad un programma più ampio».
Come hai gestito la gara? Sulla velocità? Sull’attenzione?
«Non ho iniziato benissimo. I primi giorni ho commesso qualche errore. Piccoli sbagli, ma da cadetto. Però sapevo che il ritmo era buono. Andavo bene per tutta la speciale e poi retrocedevo per un errore stupido. Il terzo giorno è stato molto importante. Una tappa lunga, e sapevo che potevo fare una buona gara. Mi sono concentrato molto sulla navigazione e non ho fatto nessun errore, e alla fine è arrivato il secondo posto di giornata e il terzo posto nella generale. Ho continuato così, con la massima concentrazione pur sapendo che in Sardegna non si sa mai come può andare a finire. L’importante è cercare di fare tutto molto bene. Con più calma, magari, ma imperativamente bene».
In Sardegna devi essere ben preparato fisicamente, devi tenere altissima la concentrazione
E come ti è sembrata questa edizione, più difficile?
«Guarda, in Sardegna avevo sempre avuto sfortuna. Il primo anno mi sono scontrato con Casteu, il secondo con l’Aprilia la moto si è rotta subito. Solo l’anno con Bordone-Ferrari sono riuscito a finire. Così questo è il mio secondo anno “completo”. In Sardegna devi essere ben preparato fisicamente, devi tenere altissima la concentrazione. Le piste variano molto. Pietre e sentieri, sterrati e allunghi rapidi, è un Rally completo, e dove ci sono tutti. Stare davanti in Sardegna vuol dire essere un Pilota completo, che può stare davanti».
Adesso farai anche le altre prove del Mondiale?
«No, il budget di Gas Gas è piccolo. Faremo il Campionato Rally spagnolo, poi la Baja Spagna e quindi due Rally, il Tansanatolia in Turchia e il Marocco, forse il Merzouga alla fine. Se riusciamo a svolgere bene tutto il programma credo che arriviamo pronti alla Dakar. Ora stiamo provando la nuova Gas Gas, nuovo telaio, nuova “respirazione”, perché la vecchia moto aveva sofferto alla Dakar. Abbiamo una moto affidabile che inizia ad essere anche veloce».
Bello correre in Sardegna?
«Bellissimo, per me è il Rally più bello del Mondiale. Perché qui è soprattutto il Pilota che conta. La Moto deve essere a posto, per aiutare il Pilota, ma il resto lo deve fare che tiene in mano il manubrio».