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Erfoud, 3 Ottobre. Antoine Meo, quattro volte Campione del Mondo di Enduro e Pilota ufficiale KTM, “girottola” da ieri nel “bivacco”-Hotel del OiLibia Rally del Marocco. Un po’ di gente la conosce, un po’ gli viene presentata dai suoi “omologhi” del Red Bull KTM Factory Rally Team, Coma, Viladoms, Faria, “eccetera”, dagli altri semi-ufficiali (lo Squadrone è veramente tale, con un numero record di adesioni a sostenere la leadership di Coma nel Mondiale). Meo fa una bella figura, sembra già uno dei “nostri”. Si muove discretamente, parla con tutti e guarda, osserva, chiede, si interroga e interroga. Capito. Non è una visita di cortesia. Già, potevamo pensarci prima. È forse, Antoine Meo, interessato all’avventura del Rally-Raid? Ha fatto i conti con Fabio Farioli? Beh, non è così bello irrompere in un momento eventualmente così personale dell’evoluzione di carriera di un Pilota, ma sarebbe più brutto aspettare che un giorno ti arrivi una notizia ufficiale. Almeno per il fegato.
Dai “Antonio”, che ci fai qui?
«Sono venuto in visita, a vedere quello che succede in questo Mondo. Molta curiosità e qualche interesse più concreto».
Davvero? Potrebbe essere che passi ai Rally-Raid?
«Ho provato la moto di Marc in Spagna, sei mesi fa. Me l’ha proposto KTM. Sicuro, mi è piaciuta. Coma mi ha dato un road book da montare e da seguire, uno semplice. È una cosa strana e misteriosa, tutta da imparare, ma interessante. L’idea era di partecipare a questo Rally del Marocco, senza alcuna prospettiva se non quella di dare un’occhiata dentro, senza ovviamente pensare a nessuna forma di risultato. Una sorta di esperimento. Poi mi sono fatto male in Finlandia, i programmi sono saltati tutti, e anche questo è andato a monte. Sono qui come turista. Per vedere cosa succede in questo ambiente».
Ma non ti piacevano i Rally in auto?
«Sì, certo, mi piacciono, ma ho un’immagine molto riferita al mondo della moto, è difficile trovare un ”volante”. Qui sarebbe diverso, evidentemente più facile».
Se non proprio di programmi, possiamo parlare di ”speranze”? Ne hai?
«Sì, dai. Speriamo di poter fare l’anno prossimo molti Rally».
L’anno prossimo? Quindi Dakar?
«No, no. Dico i Rally dell’anno prossimo e, sì, la Dakar 2016. Se sarò pronto!»
Dunque una stagione intera per imparare. Navigazione, velocità, terreni, abitudini di vita nel “bivacco”…
«Non vorrei proprio iniziare da una Dakar. Ma mi serve senza dubbio una stagione di apprendistato, magari con l’intenzione di arrivare ad essere “pronto” per la prossima edizione del OiLibya Rally del Marocco e, quindi, di ottenere il “visto” per la Dakar successiva».
Il concetto di base è imparare, non in fretta ma il più possibile e senza bruciare le tappe. Anche essere qui per qualche giorno mi permette di imparare qualcosa
Certo, l’endurista è un candidato serio al ruolo di buon “Dakariano”. Hai questa convinzione anche tu?
«Diciamo che lo spero. Non si può saperlo esattamente, ma è sicuro che un personaggio emblematico come Staphane Peterhansel è e resta un idolo, sì, ma anche un riferimento in tal senso, e che lo stesso Alessandro Botturi, ottimo endurista, ha “imparato” davvero in fretta. Certi altri Piloti ci hanno messo più tempo, ma sono arrivati anche loro. Il concetto di base è imparare, non in fretta ma il più possibile e senza bruciare le tappe. Anche essere qui per qualche giorno mi permette di imparare qualcosa. Vedo come lavora l’organizzazione di NPO Events, ho partecipato a un corso di navigazione che gli organizzatori impongono ai partenti, vedo come funziona un GPS, il road book, sto a guardare Marc e gli altri Piloti e cerco di capire come preparano il loro road book la sera. Insomma, percepisco tutta una serie di parametri di corsa che non sono certo abituato ad avere sott’occhio. Faccio l’osservatore, attentissimo, perché mi piacerebbe, il giorno che arrivo, non perdere troppo tempo con la prima elementare».
Naturalmente con KTM?
«Certamente, altra idea certa. Del resto KTM ha la migliore moto, la migliore struttura e i migliori Piloti».
Un attimo di Enduro. Come va la mano?
«Pian piano va meglio. Ho ripreso la moto qualche giorno fa e ho girato per la prima volta. Faccio ancora fatica a tenere il manubrio e non posso ancora stare cinque ore in moto. Ma direi che va bene. Il problema era la pleura perforata dalla costola rotta, di cui non si sono accorti in Finlandia, che ha richiesto più tempo per rimarginarsi. Adesso devo prepararmi per il Touquet di fine gennaio, devo tornare in perfetta forma prima di questa gara».
Qualche piano definito anche per la prossima stagione dell’Enduro Mondiale?
«Direi di sì. L’obiettivo di adesso è recuperare il più in fretta la condizione, fisica, e l’obiettivo stagionale è di riuscire a far vincere la KTM 350. Gas al massimo per riuscirci!»
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