Rally del Qatar. Pochi giorni pochi km e pochissimi Piloti

Rally del Qatar. Pochi giorni pochi  km e pochissimi Piloti
Ha preso il via ieri, dopo una lunga “anticamera”, il Sealine CCR Qatar Rally. 1500 chilometri di Piste di sabbia e sassi, quattro giornate soltanto di “gara” e, povero Campionato del Mondo, solo 15 moto al via | P. Batini
24 aprile 2013

 

Non ci sarà una nuova guerra dei golfi, perché l’attesa seconda prova del Mondiale Cross Country Rally va in scena in un formato ridottissimo. Pochi chilometri da percorrere nelle quattro tappe a disposizione e, soprattutto, un elenco di partenti che finisce per avvilire il Rally e il Mondiale. Dopo le perplessità sollevate dal Rally dello scorso anno (percorso e formula), la corsa organizzata dalla QMMF Qatar Motor & Motorcycle Federation rischia di passare quasi inosservata, e comunque di non meritare quell’attenzione che le gare della disciplina sono solite attirare su di sé e che hanno il “dovere” di meritare.

La seconda prova del Mondiale dopo Abu Dhabi, dalla quale è separata per tradizione da un breve intervallo di tempo (e di area geografica) è partita nel segno di Marc Coma, il vincitore ad Abu Dhabi dopo la penalizzazione fatale subita da Sam Sunderland nel deserto di casa sua. Coma, alla guida della KTM ufficiale, ha vinto la prima tappa, e concluso al quinto posto la seconda, vinta invece da Francisco Lopez. A metà della “fatica”, due tappe disputate e due da disputare, lo spagnolo non sembra avere particolari conti in sospeso da regolare, e può permettersi, pur nella sempre incerta, difficile e impegnativa configurazione di un Rally del Deserto, di andare via liscio e di amministrare il secondo quinto di un cammino Mondiale sempre meno teorico.


Non c’è Despres, ancora preso dall’evoluzione della sua carriera, e non c’è Sunderland e non c’è la Squadra Honda ufficiale, impegnata nella ridefinizione del proprio organico e del programma stagionale. Di conseguenza non c’è neanche Helder Rodrigues, il Pilota portoghese che solo due anni fa era stato il Campione del Mondo e che al Mondiale ci ha sempre tenuto. Il filo “diabolico” dell’astensionismo appena descritto nei suoi tratti essenziali coinvolge anche Alessandro Botturi, che non ha ancora una moto “intestata” per la stagione e che è solo la punta dell’iceberg della plebiscitaria rinuncia degli italiani. Non ce n’è uno solo, neanche Camelia Liparoti che il suo ennesimo Mondiale l’ha programmato senza tenere conto del Qatar. La rappresentanza “azzurra” si sintetizza nell’onnipresenza del bravissimo Gianfranco Ferretti, tecnico federale e “controllore” della coerenza delle moto in gara, e nella moto del Boliviano Juan Carlos Salvatierra, che corre con una Honda del Jolly Racing Rally Division di Alessandro Tramelli, che ha programmato in modo molto serio e strutturato il suo primo anno partecipazione al Campionato del Mondo. Il Pilota sudamericano è assistito da Jordi Arcarons, chiamato a consolidare il progetto che prevede il coinvolgimento in futuro di altri Piloti di nome, che potrebbero essere Jordi Arcarons e Gerald Farres. Questo è, comunque, il triste scenario del Sealine Qatar Rally, che ha coinvolto nell’iscrizione solo quindici Moto e otto quad. Al via sono ancora meno, una ventina, ed è un totale da dita della mano disarmante, e non meno preoccupante. 

Chaleco Lopez
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Con chi deve vedersela, allora, Marc Coma? Con pochi “fastidi”, rappresentati principalmente dal portoghese Paulo Gonçalves, “punta di diamante” della formazione Speedbrain dopo la rinuncia obbligata di Joan Barreda, infortunato ad Abu Dhabi e ancora alle prese con il recupero del polso fratturato alla Dakar. Con la Squadra tedesca ha fatto il suo rientro (ma dovremmo parlare quasi di debutto) l’americano Quinn Cody. Al rientro, dopo la bellissima Dakar conclusa al terzo posto, anche Francisco Lopez (altro italiano in Qatar, il suo meccanico Roberto Boasso) che corre nella più “libera” delle configurazioni ufficiali. KTM gli da moto, assistenza e qualche soldo, il resto “Chaleco” lo recupera con una certa facilità dai suoi sponsor, poiché nella sua Terra, il Cile, il Pilota è un’autentica star. A completare il “quadro” si fa presto, basta aggiungere al succitato Salvatierra il norvegese Pal Anders Ullevalseter e il polacco Jakub Przygonski. Punto.

E in che modo vedersela? Le teste di serie non prendono rischi. Due tappe disputate, due “trenini”. I “forti” viaggiano in gruppo per minimizzare la possibilità di commettere errori, e il gioco delle partenze diventa fondamentale. Nella prima tappa è partito prima Lopez, che è diventato… quinto al traguardo. Nella seconda il cileno partiva da dietro ed è passato in testa, ma non abbastanza da insidiare Coma. È un’altalena che dipende essenzialmente dai colpi di scena e dalla possibilità che l’errore di un Pilota favorisca la fuga di un altro.
Due giorni per vedere come andrà a finire.

 

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