Saranno Famosi. Leonardo Tonelli. “Aiuto!”

Seconda “Star” annunciata, ancora dal Granducato di Toscana. Stranieri fatevi avanti. È la volta di un aspirante dalla filiera, e dal curriculum, assai coerente
5 settembre 2019

Granducato di Toscana, Settembre 2019. “Quando sarai grande avrai la tua intervista!” Lo dicevo a un ragazzino, figlio di Davide, amico e compagno di “girate” (ovvero di scorribande da talenti mancati o senza ambizioni stellari). Leonardo stava appena in piedi e già reclamava la sua prima pagina.

Un giorno, qualche anno dopo e siamo abbondantemente nel nostro secolo, scopro che Leonardo Tonelli è diventato “grande”! In tutti, o almeno in molti sensi. È un marcantonio alto come me, il padre gli ha insegnato a andare in Moto e l’ha fatto talmente bene che, tolte le ruotine, il piccolo Leonardo già se la cavava meglio del Maestro. Maestro Davide non se l’è presa e, anzi, inorgoglito, ha caldeggiato il sequel famigliare iniziando il figlio Leonardo all’attività della passione. Lo ha introdotto nell’”ambiente”, da noi c’è un’anima profonda di Fuoristrada, estremamente pericolosa, contagiosa, e lo ha portato alle gare, prima a vederle, poi a “provarle”, magari in differita, poi, finalmente, nel vivo, nell’arena.

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Grato al padre, e alla paziente madre, Leonardo, classe 1997, di Pontedera, Pisa, non perde un colpo. A dieci anni la prima Gara, MiniEnduro, a dodici il primo Titolo Toscano. Enduro. Nel 2012 arriva al Motorally, una vecchia passione di Famiglia. L’anno dopo vince il suo primo Titolo di classe, che accompagna con la conquista del Trofeo Italia Enduro UISP e del Trofeo Toscana Enduro. Classe 50cc, un anno d’oro e successi di un’”epoca” che Leonardo considera “roba da bimbi” e non ritiene di dover inserire nel curriculum vitae “vero”. C’è ben altro, più avanti. Infatti, a venti anni è il più giovane Campione Italiano Motorally di Classe (C-250). L’anno successivo ancora è Campione di Classe Motorally (E-600) e di Raid TT (RT3) e si aggiudica il Trofeo Under 23. Deh, l’uragano Dorian in Moto!

Ora di decidere tra Motorally e Enduro, di prendere in mano la sua vita. Diventa Tecnico Sportivo Federale di Enduro e consolida il rapporto con il mentore dei grandi successi del Motorally, la Squadra di Fabrizio Carcano (non si dirà che l’abile e preciso Manager sia miope). Ancora una stagione e il Leonardo dei 22 anni è di nuovo il più giovane Campione Italiano Assoluto, questa volta Raid TT, and counting, mentre scriviamo (e lui si allena) è in testa anche all’assoluta dell’Italiano Motorally con un buon patrimonio da difendere nell’ultima Prova. Questo non lo ferma nemmeno Trump con i suoi tweet!

“Purtroppo” è in questa stagione che Leonardo contrae il “Virus R-RTT”.

Conquistato dalla passione atavica di famiglia per la Dakar, Leonardo decide di bussare alla porta dei Rally-Raid Tout Terrain, il Cross-Country Rally per dirla alla federale internazionale. Prova con il Campionato Europeo Cross-Country Raid TT. All’Hispania Rally è quarto, primo di classe. Riprova all’Hellas Rally… e vince, primo assoluto. Deh, basta!

Prima o poi la Dakar. Il sogno era e resta tale, ma intanto diventa anche un obiettivo. Chiaro nel desiderio, e ovviamente tutto da costruire, a partire dai contorni meno avvincenti o, diciamo così, più “pratici”.

“Tutto è iniziato con mio padre e con il MiniEnduro. Presto è arrivato il Motorally, era quello il desiderio più forte, e ho cominciato facendo un corso alla Scuola Federale con dei Maestri d’eccezione, Matteo Graziani, Andrea Mancini, Fabrizio Carcano. Motorally, con due “pause”, un po’ di Enduro e… la maturità. Lasciato tutto da una parte per concentrarmi sugli studi. Quando ho ricominciato, fine 2016, c’erano due Gare di Motorally. Proviamo. E sono andate bene. Parliamo con Carcano. Inizia la fase un po’ più, posso usare un termine esagerato?, “professionale”. Obiettivi più precisi. Comincio a vincere. La faccenda si fa più seria l’anno successivo, con Fabrizio. È una persona importante, è competente e organizzato, serissimo. Da lui c’è sempre molto da imparare. Ha una storia.”

 

Tutto facile, dunque?

“No, non direi. Il 2018 è stato un anno difficile. Vincevo, sono salito nel “ranking”, ma mi sentivo molto provato. Non ce la facevo più con la testa. Il lavoro, gli allenamenti, le gare. Facevo molto, ma non tutto bene come avrei voluto. Momento critico. Avevo ricevuto un invito per correre l’Hellas, tutti volevano darmi una mano, ma io… non avevo le ferie. Alla fine dell’anno prendo una decisione importante. Smettere con il lavoro e provare a diventare Pilota professionista. La mia Famiglia torna a essere il mio “datore di lavoro… e di stipendio”. È una responsabilità forte, ma ho deciso di provarci, voglio vedere se valgo davvero qualcosa oppure no, se quei piazzamenti potevano diventare un primato, una vittoria, un Titolo. Tutte le mie energie per superare… me stesso!”.

 

Si cambia vita…

“Si cambia vita. Mi dedico anima e corpo alla “missione”. Allenamenti, gare, allenamenti, palestra, allenamenti, Moto. Tutto quello che posso fare per migliorarmi, al massimo delle mie capacità e del mio tempo. La mia Famiglia alle spalle mi sostiene, una bella fortuna, decisiva. Tutti avevamo un po’ di paura, il sacrificio è grosso e… costoso, ma nessuno ha mai pensato di tirarsi indietro. Il 2019 è quello delle Corse al massimo livello, e il mio piccolo contributo al bilancio famigliare deriva dai corsi che tengo in qualità di tecnico Federale. Insegno ai bimbi, com’ero io non molto tempo fa. A quando una nuova Scuola Motorally?”

Dal Motorally ai Grandi Rally-Raid? Come succede? È solo il desiderio di un upgrade o qualcosa di importante che senti dentro?

“Partiamo da un presupposto. Il Motorally è un po’ un Mondo a sé. Si fa solo in Italia ed è una cosa un po’ chiusa in sé stessa. Alla fine del Motorally c’è… il Motorally. Impari a usare gli strumenti, il roadbook poi, è il mio caso, vuoi qualcosa di più. Immediatamente. L’Italia è bellissima ma diventa stretta, vuoi i grandi spazi delle grandi Gare Africane. I veri Rally sono lì. Sono centinaia di chilometri al giorno, partire al buio e sapere che si rischia di arrivare… al buio. Attraversare paesaggi bellissimi, essere in scenari che neanche immagini. È un mondo abitato da persone particolari, un ambiente di scoperta umana in un’atmosfera particolarissima e piacevole. È anche, senza dubbio, una sfida. Quando sei da solo in mezzo al nulla, quando cerchi la pista giusta per scendere da una montagna, quando non sei sicuro di farcela e devi farcela. È il gusto della navigazione, del colpo d’occhio vincente, la carica di arrivare, e ripartire per arrivare il giorno dopo, è la paura che ti succeda qualcosa, non necessariamente grave ma che ti impedisca di arrivare alla fine della Tappa e mandi tutto all’aria. È scoprire gente eccezionale, come Fernando, il mio meccanico all’Hellas e persona di esperienza infinita. Ricordo che un giorno ero preoccupato: 'Come faccio a fare tutti questi chilometri oggi?' E lui: 'Intanto comincia dal primo chilometro, poi vedi, e dopo i primi 100 vedi i 100 successivi. Se a quel punto hai dei dubbi, torna pure a chiedere!'”

“È, in definitiva, un mondo affascinante in cui ci si dà una mano volentieri e si condivide, credo popolato da tanta gente… come me. Pensare Grandi Rally diventa anche uno scalino mentale. Cominci a pensare come si deve fare. Bisogna provare. Provare costa. Si cerca un Rally più vicino, in tutti i sensi. Devi capire che effetto ti fa, oltre a sognarlo con sempre maggiore insistenza, e devi avvicinarti cercando lo “scalino” più basso. Io ho pensato subito al Campionato Europeo. Sono Rally belli, hanno molto, se non tutto, del Grande Rally, tutto in una forma equilibrata, più abbordabile. L’ambiente è molto friendly e non è difficile creare forme di collaborazione tra i diretti interessati”.

 

Niente Dakar, allora, per il momento?

“La Dakar è l’obiettivo finale, questo è chiaro, ma è impossibile e non è giusto pensare subito alla Dakar. Bisogna avvicinarla per gradi, verificare che ogni scalino è affrontato con cognizione di causa e con piede sicuro. Non ho né queste verifiche, né lontanamente i budget per affrontare un’impresa come la Dakar. Chiariamo un altro concetto, non è la favola della volpe e dell’uva. Non ci arrivo, non ci arriviamo neanche a distanza, certo, ma non credo che andrei alla Dakar, subito, neanche se me la offrissero. Un passo alla volta, uno scalino alla volta”.

 

E quanti scalini hai fatto, finora?

“Per adesso solo pochi scalini. Per fortuna saliti bene. La vittoria del Campionato Raid TT e la “buona posizione” nell’Italiano Motorally. È l’obiettivo di inizio stagione e la conferma che, dal punto di vista sportivo, le scelte sono state buone e il lavoro proficuo. Effettivamente mi mancava quel poco che, dedicandomi 100% alle Corse, ho conquistato. Arrivare davanti a dei monumenti come Cerutti, Botturi, Gerini, non è poco. Questo era il primo scalino. Il secondo, più alto, il Rally Internazionale. L’occasione Hispania Rally, e questa volta la disponibilità a correre l’Hellas Rally, non avevo da chiedere ferie che avrei già finito all’inizio dell’anno! Quarto in Spagna e primo in Grecia. Soprattutto lunghe giornate appassionanti di Moto, di navigazione, di strategia, di scelte e di puro piacere. Tantissima esperienza.”

 

E il terzo scalino?

“Il terzo scalino è… un intero piano. Ho un’idea di quello che dovrei fare, degli obiettivi, non molte purtroppo su come centrarli. Il terzo scalino è la Sabbia. Il Rally in Africa. Credo che un piano corretto sarebbe riuscire a fare il Panafrica, il Merzouga, magari il Marocco. “redo che riuscire a realizzare un programma come questo non sia economicamente alla mia portata. Ho cercato di chiudere il budget per il Panafrica, ma non ci sono riuscito. Inizia il confronto con quell’equazione tempo-denaro che diventa lo scalino più alto di tutti. Ho bisogno di risorse che non possono venire dalla famiglia, ho acquisito il diritto a correre il Merzouga del prossimo anno ma i conti non quadrano ancora. Da dove si comincia? Si aspetta sotto l’albero che cada una cesta piena di soldi? Si aspetta che arrivi un Mecenate? No, si lavora, si cerca di tessere una rete di conoscenze e di opportunità, si stampa e si ristampa un curriculum che, per fortuna, è bello e sostanzioso, almeno concretamente promettente. E si misurano i passi ancora prima degli scalini. Intanto cerchiamo di definire la struttura, il Team, dobbiamo parlare presto e bene con Fabrizio Carcano, eventualmente ridimensionare il programma, essere comunque fermamente orientati nelle scelte e nella preparazione. La bontà di queste scelte, e la… fortuna ci diranno quanto sarà lungo l’elastico e la sofferenza per arrivare all’obiettivo primario”.

 

Come ci si sente in grado di fare ma… impossibilitati a realizzare?

“Ci si sente come… in questo mondo. Solo la famiglia ti regala senza guardare al risultato. Gli altri giustamente no. Devo conquistare tutto con pazienza e molta determinazione. Senza mollare. Sento un po’ di smania, certo, ma devo continuare a lavorare bene e farlo vedere. Questo, credo, è il segreto della lunghezza del tempo che mi separa dal presente alla realizzazione di un sogno!”.

 

Quindi, in pratica?

“Se non è Panafrica lavoriamo sul 2020 per un grande salto nel 2021. Rally di Campionato Europeo, difendere il Titolo dell’Hellas, l’Italiano. Tanto lavoro”.

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